Come sempre, in politica, il problema non sono tanto i desiderata, i proclami, le promesse elettorali, ma gli strumenti che, poi, si utilizzano per realizzarli.
I tempi e i modi. Le priorità.
Ad esempio, consideriamo il tanto osannato federalismo fiscale, cavallo di battaglia della Lega Nord, che dovrebbe garantire agli enti locali (in particolare, ai nostri comuni) le risorse necessarie per esercitare maggiori competenze.
Ebbene, se si ha la capacità di spingersi oltre i meri proclami, ci si accorge che il governo ha scelto, per darvi attuazione, la strada più difficile, la più lunga e contorta tra le possibili.
Ha, infatti, deliberato, un disegno di legge di delega , ossia una proposta rivolta al parlamento, piena di indicazioni di principio e priva di qualsiasi cifra.
I tempi previsti per ottenere qualche risultato pratico?
Rinviati alle calende greche, in pieno stile politichese!
Quand'anche Camera e Senato arrivassero ad approvare la legge entro la prossima primavera, non illudiamoci di aver risolto ogni problema: infatti, il citato ddl prevede non solo un altro anno per l'emanazione dei decreti delegati - che dovrebbero essere poi rivisti dopo altri due anni; ma ipotizza anche una fase transitoria di (almeno) ulteriori cinque anni, nella quale possiamo ragionevolmente immaginare che cambierà ben poco per i poveri comuni italiani, dissanguati dal taglio dell’ICI.
1+1+2+5 ...
Insomma per avere il nostro bel federalismo dovremo aspettare, ben che vada - ammesso e non concesso che non vi siano altre proroghe - un periodo tra i sette e i dieci anni!
Ora se questi sono, diciamo, i tempi che il Governo ha previsto per rispondere alle esigenze del Nord produttivo, ben altra sorte, ed altra strada, pare invece aver riservato alla nostra capitale.
Infatti, per rimpinguare le casse di Alemanno, il Governo ha optato per la rapida ed efficace via del decreto legge.
Non siete dei fini giuristi, e vi pare di non cogliere la differenza?
Bhè non importa.. per farvi un'idea è sufficiente che leggiate l'articolo cinque del Decreto Legge 154/2008 "In sede di attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, a decorrere dall'anno 2010 viene riservato prioritariamente a favore di Roma Capitale un contributo annuale di 500 milioni di euro ".
Ci sono le cifre, elevate (la ridicola somma di ben 500 milioni di euro), c'è la data (certa... e non un impegno per il futuro) c'è l’ulteriore precisazione che l'obolo al popolo romano arriverà ogni anno, "per ripianare disavanzi, anche di spesa corrente".
Chiaro, no?
Mentre ai sindaci si chiede di tirare la cinghia, tutti i contribuenti italiani - ed in particolare quelli settentrionali che assicurano il maggior gettito - dovranno farsi carico degli sprechi del Comune di Roma.
Degli sprechi futuri, non dei presunti (e non dimostrati) debiti ereditati dal passato ...
Non solo.
A ben, ben vedere, la lauta elargizione, appare ingiusta anche da un altro punto di vista, perchè finisce con il sostenere pure il finanziamento delle istituzioni centrali dello stato italiano , che si trovano quasi tutte a Roma e che, peraltro, le assicurano una ricchezza consistente, costituita non solo dalle retribuzioni del personale che lì vive, ma anche da tutto il relativo indotto .
Insomma piove sul bagnato con buona pace di chi si trova ora al governo dopo aver tanto (ed a questo punto inutilmente) tuonato slogan contro " Roma Ladrona ".
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