giovedì 2 agosto 2012

Le olimpiadi … grande lezione di vita.


Un secondo. Un minuto. Un tuffo. I cento metri. Un ‘ora. Sessanta chilometri. 
Un unico adrenalinico istante  (più o meno lungo)  nel quale l'atleta si misura con se stesso. Con le sue capacità. I suoi sacrifici . I suoi allenamenti. Il suo essere eccellenza.
Se vinci entri nell'Olimpo. Se manchi il traguardo, precipiti nella termopili dei perdenti. 
Quello che più mi affascina delle Olimpiadi è l’idea stessa  “del verdetto". L'ossimoro "vittoria e  sconfitta". Non ci sono se e ma. Vinci o perdi.
O guadagni l'alloro o getti  alle ortiche ore di allenamenti e sacrifici. Tertium non datur. 
Senza alibi, o scuse. 

L’atleta risponde. Sempre. Comunque. In tempo reale. Ed in prima persona.


Una bella lezione quella delle Olimpiadi. 
Uno "stile" cui forse dovrebbe ispirarsi la politica italiana. 
Fatta - per nostra sfortuna - da una classe dirigente che non paga mai per i propri errori.
Che, anche grazie (ma non solo ), al porcellum è sempre ben salda sui propri scranni.
Che si autorigenera, come un cancro inestirpabile. Che arriva a definire chi ruba milioni di euro un povero capo espiatorio. ...
Che fa sempre pagare ad altri, i propri conti...