domenica 31 agosto 2008

Ma sarà vero che le donne votano "rosa"?/2

Tempismo eccezionale della Rodotà. Le donne non votano donna semplicemente
in quanto “la donna scelta ( dai leader) solo perché .. gradevoleirrita le altre.
Ecco una bella ( o almeno a me pare tale) risposta.
E come darle torto? Quale donna, guardando Marianna Madia,la stagista
capolista” del Lazio – ora onorevole parlamentare del Pd - non ha pensato
«ma sono molto, molto più capace io»?
(beh, stando così le cose... credo di dover proprio ringraziare la Rodotà
per avermi a suo tempo esclusa dall’elenco delle marianne … (sic!)

venerdì 29 agosto 2008

Ma sarà vero che le donne votano "rosa"?

Per contrastare, o almeno arginare il ciclone Obama, che i sondaggi danno di ben sei punti sopra il rivale, McCain sceglie, a sorpresa, come sua vice, una donna, Sarah Palin.
Sembra proprio che il candidato repubblicano voglia puntare - per risalire la china - sul sostegno dell’altra metà del cielo...
Ma sarà poi vero che le donne votano "rosa"? Io non ci giurerei.
O almeno non mi pare funzioni così dalle nostre parti. Nel bel paese - lo denunciano periodicamente sondaggi e statistiche - poche donne riescono ad imporsi nei Consigli Comunali, nelle giunte, nei consigli di Amministrazione delle società pubbliche, nei partiti.
Tutta (e solo) colpa del maschilismo imperante? Oppure c'è dell'altro?
Non è che, in fondo, in fondo, le prime a tradire le donne sono proprio le elettrici, quasi serpeggiasse in tutte noi una sorta di misoginia "diffusa" verso le nostre simili "politicanti"?

martedì 26 agosto 2008

Leggero o tradizionale?

Che Pd vorrei? Mi accontenterei - sono una ragazza di buon senso e di poche pretese - di un partito che iniziasse ad accorgersi, sul serio, di questo.

domenica 24 agosto 2008

Tempo di vacanze/2

Se, invece, vi risveglia piacevoli sensazioni il ricordo di film come “Pane, amore e fantasia”,
vi consiglio l’ultimo racconto di Andrea Vitali, La Modista.
Nella Bellano degli anni ’50 segreti piccanti, pettegolezzi di paese e intrighi nascono
e si intrecciano attorno all’atelier della bella e corteggiatissima (forse vedova?)
Anna Montani alla quale, poveretta, qualcuno avrebbe dovuto regalare un manuale sulle regole da seguire
per “accalappiare l’uomo giusto e soprattutto tenerselo”.
Una guardia maldestra e pasticciona, un vanitoso maresciallo, un losco e manesco trafficante,
un giovane ereditiero - giornalista per “noia”, un sindaco “spiccio” più interessato alla caccia
che al suo ufficio, un segretario comunale timoroso, dei ladruncoli di “polli”, una misteriosa farmacista,
un abile appuntato: ecco le macchiette del piacevole romanzo di Vitali.
380 pagine e non sentirle ...

Tempo di vacanze.

Tempo di letture. Un tranquillo viaggio in treno o lunghi pomeriggi spaparanzati sulla spiaggia,
ad abbrustolirsi sotto il sole rovente: quale occasione migliore per poter finalmente
dedicarsi alla lettura di qualcuno di tutti quei libri comprati nel
corso dell’anno ed impilati, in completo stato di abbandono, da mesi sul comodino?
E così ho potuto finalmente terminare “Le stanze Illuminate” di Richard Mason
(2008).
Nella mente dell’anziana Signora Joan McAllister, ricoverata in una casa di riposo e
con un principio di Alzheimer, si aprono stanze che la conducono in secoli ed ambienti diversi:
in Sudafrica nel campo di concentramento durante la guerra anglo-boera (1899-1902) , dove hanno
perso la vita i suoi zii, poco più che bambini; nella propria casa, scenario di una vita coniugale triste e dolorosa, in
balia del marito violento e della suocera dittatrice; nell’Albany, la lussuosa casa di riposo ,
ricavata nel sontuoso edificio vittoriano che un tempo era una dimora privata, nel quale
l’anziana donna è convinta si stia per commettere un terribile crimine...
Mezzo secolo dopo, luoghi diversi, ma stesso identico disprezzo per la vita umana.
In “Essere senza destino" (non proprio una lettura da spiaggia … ma era il primo
della pigna sul mio comodino …) il premio Nobel ungherese Imre Kertesz, ripercorre le tappe della propria
reclusione nei campi di sterminio nazista.
Gyurka, quattordicenne deportato prima ad Auschwitz poi a Buchenwald e Zeitz,
che la fame “ininterrotta, così a lungo termine” trasforma
in un vecchio deperito” con la pelle “floscia e grinzosa,.. gialla avvizzita, coperta
da ogni sorta di piaghe, aloni marroni, lesioni e screpolature, rughe e squame
al cronista “del giornale democratico” , incontrato dopo la sua liberazione sulla via verso
casa, che gli chiede delle atrocità subite, risponde “un po’ meravigliato …
che non avevo poi tante cose interessanti da raccontargli …
Ancora più meravigliato ho voluto sapere: ”Ma di che cosa?” Dell’Inferno dei Lager,” mi ha risposto.
Gli ho risposto che di questo proprio non ero in grado di parlare, perché l’inferno io non
lo conoscevo e nemmeno lo sapevo immaginare …; quanto a me io potevo solo
immaginarmi il campo di concentramento, perché entro certi limiti lo conoscevo, mentre l’inferno no”
Perché per Gyurka, troppo impegnato nella dura lotta per la sopravvivenza, “Non esiste
assurdità che non possa essere vissuta con naturalezza e sul mio cammino, lo so fin
d'ora, la felicità mi aspetta come una trappola inevitabile.
Perché persino là, accanto ai camini, nell'intervallo tra i tormenti c'era qualcosa che
assomigliava alla felicità.
Tutti mi chiedono sempre dei mali, degli 'orrori': sebbene per me, forse, proprio
questa sia l'esperienza più memorabile. Sì, è di questo, della felicità dei campi
di concentramento che dovrei parlare loro, la prossima volta che me lo chiederanno".

martedì 12 agosto 2008

Finalmente si parte

Per le tanto sospirate vacanze. Ma non prima di aver lasciato un ultimo post (qui sotto...)
Ci vediamo tra dieci giorni!

Le città non sono solo palazzi

Alcuni dei miei amici, che approfittando della momentanea sospensione dell'attività politica,
ho avuto il piacere di rivedere, mi hanno chiesto, tra un cinema e l'altro, delucidazioni
e chiarimenti in merito ad alcune notizie apparse negli ultimi mesi sulla stampa locale, che denunciavano l'esistenza
di contrasti tra me e la maggioranza che amministra il Comune di Giussano, e di cui da ben nove anni faccio parte.
Poichè ritengo che il primo compito di un pubblico amministratore sia proprio quello
di rendere conto del suo operato al suo elettorato, ho pensato, cari amici, di dedicare a voi
questo post - prevacanziero, l' ultimo prima di concedermi qualche giorno di relax.
Mi piacerebbe, infatti, tentare di spiegarvi, se ne sarò capace e soprattutto se avrete
la voglia e la pazienza di leggermi , la mia versione dei fatti (e chissà che non possiate
in questo modo anche aiutarmi a mettere a tacere qualcuna delle strane voci –
che stando alle indiscrezioni dei ben informati – sembra stiano iniziando a circolare.)
*** * ***
Tutti noi sappiamo, per esperienza più o meno diretta, che quando si costruiscono dei
nuovi edifici – per garantire una certa
“vivibilità” al contesto nel quale sorgono ed una
crescita armoniosa della città - occorre
dotare le nuove abitazioni di
un sufficiente numero di parcheggi: dove lasciare
l’automobile quando si è di fretta e
non la si vuole parcheggiare nel box,
per l’amico che ci viene a trovare,
per la seconda auto di famiglia,
per evitare, insomma,
il pietoso nonchè pericoloso spettacolo
delle macchine parcheggiate, magari
in doppia fila, ai bordi delle strade.
Chi lottizza un’area deve poi farsi carico della realizzazione
di marciapiedi, di piste ciclabili; deve riservare un po’ di spazio
a qualche piccola aiuola, a qualche pianta, giusto per rendere un po’ più piacevole ed appetibile ai possibili
acquirenti il comparto che sta sorgendo, ed evitare di fare - come si dice in gergo -
una “mera colata di cemento”. Voi comprereste mai una casa senza parcheggi
esterni e senza neppure uno straccio di marciapiede, un’aiuola di fiori o uno striminzito
alberello fuori dal cancello?
Sappiamo, anche, che una volta terminate, le unità immobiliari saranno
destinate ad ospitare nuove famiglie, con dei bambini che frequenteranno
un asilo o una scuola; che avranno bisogno di spazi ricreativi, magari di un parco in cui giocare.
Nuclei familiari, più o meno numerosi, che si aspetteranno e pretenderanno
(come è giusto che sia) di ricevere dalla città determinati servizi (aree verdi,
complessi per l’istruzione, mercati, presidi per la sicurezza pubblica, chiese
ed edifici religiosi, impianti sportivi, centri sociali e attrezzature culturali e
sanitarie, cimiteri)
Perché diciamocelo pure, nessuno di noi vuole vivere in un ambiente caotico,
sgradevole, morto, senza servizi e senza verde.
Per far fronte a queste esigenze, per assicurare un corretto inserimento urbanistico del nuovo complesso residenziale ed un ordinato sviluppo della città, la legge pone a carico di chi costruisce un duplice obbligo.
Da un lato, impone ai proprietari dei lotti interessati dalla trasformazione (c.d. lottizzanti) di individuare delle aree sulle quali realizzare parcheggi, spazi di sosta, marciapiedi – che dovranno essere cedute all'Amministrazione comunale - e, dall’altro, li obbliga a dare al Comune, che autorizza l’intervento, una certa “quantità” di aree proporzionale al volume assentito, cioè al potenziale numero degli abitanti insediabili - affinchè in futuro, l’Amministrazione vi possa realizzare scuole, asili, parchi, ovvero tutte quelle infrastrutture da mettere a servizio di quanti si trasferiranno nelle nuove abitazioni.
Il primo gruppo di opere citate (parcheggi, strade) sono tecnicamente definite
"opere di urbanizzazione primaria”, perché garantiscono le condizioni
minime di fruibilità ed assicurano i servizi indispensabili alla civile convivenza
nei singoli comparti edificati, al cui servizio sono in parte poste; le altre
“secondarie ovvero attrezzature pubbliche e di interesse
pubblico o generale” (dette anche standard urbanistici), perché destinate a soddisfare
i bisogni dell’intera collettività, o di una sua ampia parte
Come ha evidenziato la stampa locale da qualche tempo, con il mio capogruppo
(ed altri amici, protagonisti o semplici affezionati alla politica locale .... )
"sull'urbanistica" viaggiamo "su binari separati” dal resto dei Consiglieri di
maggioranza che siedono nell'assemblea cittadina, perchè - diciamola così, giusto
per semplificare il concetto - non riusciamo a metterci d'accordo su quale sia
la “quantità e, direi , la "tipologia” corretta di aree che la legge impone ai
lottizzanti di cedere al Comune al fine di realizzarvi i due tipi di opere sopra indicate
( cioè, le aree per le opere di urbanizzazione primaria e quelle destinate alle
attrezzature pubbliche e di interesse pubblico o generale).
I nostri "binari" hanno iniziato a prendere direzioni opposte, quando alcuni piani
attuativi sono stati sottoposti (a partire dal mese di settembre del 2007, qualche settimana
dopo le dimissioni dell’Assessore alla partita) al vaglio del Consiglio Comunale.
Si tratta, nella fattispecie, di tre interventi che prevedono la realizzazione complessiva
di circa 29.600 mc.
Per capirci, stiamo parlando, grosso modo di un centinaio di appartamenti
(in particolare : 15.500 mc nel P.A. 15 (v. qui per l’atto di adozione) 5.000 mc nel
P.A. 9 qui la delibera di approvazione con gli interventi dei consiglieri comunali
e 9.100 mc nel P.A. 3/2 la cui delibera è in corso di predisposizione.).
I lottizzanti dei tre piani cedono, complessivamente, al Comune circa 7.844 mq,
superficie che in effetti corrisponde a quella richiesta dalla legge per i c.d.
standard urbanistici, cioè - per le famose attrezzature pubbliche sopra richiamate
(secondo l'astruso calcolo .... 29.600 /100 (mc./abitante) = n. 296 abitanti mq. 26,50 mq./abitante x n. 296 ab. = mq. 7844)
Peccato che dalle tavole progettuali degli interventi in questione, emerge che
circa 5.000 (di quei 7.844 mq che i privati sono tenuti a cedere come “standard”
cioè come servizi, come spazi pubblici) sono destinati esclusivamente alla realizzazione di parcheggi, di piste ciclabili , di marciapiedi.
Di opere, per l'amor del cielo dovute e necessarie, ma funzionali solo agli edifici che lì sorgeranno. In sostanza i lottizzanti nelle aree che cedono gratuitamente al Comune si limitano
a realizzare quelle opere di urbanizzazione primaria, indispensabili alla migliore
vivibilità il proprio insediamento.
Ma allora, (mi sono/ci siamo chiesti), stando così le cose, le opere per la collettività
dove le realizzo? In che "aree" costruisco il parco, la scuola, gli asili per le cento nuove
famiglie che si trasferiranno nel comune?
Dove il Comune potrà allocare le attrezzature e gli spazi dedicati alle esigenze
della vita pubblica, sociale, collettiva di tutti; delle cittadine e dei cittadini; degli adulti e dei bambini, degli anziani?
Insomma, ho votato contro l’approvazione di quei piani perché a mio avviso (e non solo mio,
è chiaro che prima di arrivare ad assumere una decisione tanto grave ho sottoposto
la questione a persone molto più brave e competenti di me …) i cittadini giussanesi
“ ci smenano” quasi 5.000 mq (grosso modo un’area pari ad un intero campo da
calcio più uno da calcetto).
5.000 mq sui quali, ad esempio, si sarebbe potuto realizzare un piccolo parco attrezzato,
con qualche panchina e dei giochi per bambini; oppure che il Comune avrebbe,
in futuro, potuto scambiare con altre aree di maggiore interesse, oppure utilizzabili per insediarvi delle “case popolari”, oppure, oppure, oppure...
Ecco, in estrema sintesi (e con le necessarie semplificazioni, che possono aver dato luogo a delle piccole imprecisioni terminologiche), la storia.
Certo, sarebbero ancora molte le cose da raccontare, occorrerebbe, ad esempio, per
onestà intellettuale, citare il parere legale acquisito dall’amministrazione comunale
( che sponsorizza la tesi opposta alla mia) o parlare della mozione approvata lo scorso
gennaio dal Consiglio comunale (qui il testo), o ricordare la polemica esplosa tra me e l’ex assessore all'Urbanistica, a cui ampio risalto ha dato la stampa locale …
Ma considerata l’ora tarda e le valigie ancora da preparare è meglio rimandare
le ulteriori puntate alle prossime settimane!

domenica 10 agosto 2008

Militari in città?

"Finalmente vedremo dei bei ragazzi per le strade»
Come dire, la misura non mi convince e mi pare abbastanza inutile: però se proprio, proprio dobbiamo trovargli un lato positivo...

giovedì 7 agosto 2008

E ..state al cinema

Sarà che in questa parte dell’anno non si convocano più Consigli Comunali. Sarà la mancanza di riunioni fiume del pd, di gd, del pc o della dc (che gaffe, questi sono spariti diversi anni fa). Sarà che la bella stagione invoglia ad uscire (bhè, diciamo che invita all'aria aperta più di quanto non lo facciano il freddo e la nebbia dell'inverno…).
Sarà che i biglietti costano meno.
Sarà che al cinema si incontrano un sacco di vecchi amici (praticamente tutti quelli che, squattrinati come te, si possono permettere al massimo una settimana di ferie).
Sarà che le rassegne estive prevedono film per tutti i gusti e per tutte le stagioni (anagraficamente parlando, chiaramente).
Qualunque ne sia la causa, quel che conta è che sto applicandomi per migliorare (e ne ho un gran bisogno) la mia cultura cinematografica.
Per saggiare il mio livello di apprendimento, mi permetto, allora, di dispensare qualche suggerimento per le calde notti estive.
Agli amanti delle commedie, consiglio “In amore niente regole “ la brillante pellicola, ambientata nell’America del football degli anni ’20, diretta e recitata da un affascinante
Clooney (suvvia, il bel George val pur una serata!) con Renée Zellweger, l’indimenticabile protagonista del "Diario di Bridget Jones". Ma questa volta Renée, non veste più i panni della single, disperata, sovrappeso e pasticciona più amata dalle trentenni (alzi la mano chi non si è rispecchiata nella sua vita), bensì quelli della bella Lexie Littleton, l’energica e supercorteggiatissima giornalista, le cui grazie si contendono (fortunata lei …) l’affascinante e brizzolato George e il bel sbarbato (falso) eroe di guerra, Carter Rutheford. Un triangolo amoroso, delle sane scazzottate e delle brillanti e divertenti piazzate.
Se, invece, con un po’ di sano masochismo, anche al cinema volete sentir parlare della "cruda realtà" , di flessibilità, di precarietà, di sfruttamento, di tradimenti, di conti che non tornano, allora non potete perdervi “Cous Cous” , il bel film del regista tunisino Abdellatif Kechiche.
Ambientato nella Marsiglia dei nostri tempi, Cous Cous racconta il sogno di Slimane Beij, un arabo sessantenne diventato improduttivo, al quale ora la sua ditta chiede, dopo trent’anni di assiduo lavoro, maggiore “flessibilità”. Diviso tra un'ex moglie bisbetica, ma ottima cuoca della pietanza nordafricana, ed una nuova compagna, comprensiva ed affettuosa, Sliman sogna, per garantire ai suoi figli un futuro migliore, di aprire un ristorante su una nave.
Ma come tutti i sogni, anche il suo è destinato a scontrarsi con le difficoltà della burocrazia e gli imprevisti della vita, che verranno superati grazie alla generosità ed al coraggio delle donne delle sue (due) famiglie.
Il regista è bravissimo nel contrapporre alla quotidiana routine, alla vita triste, un po' grigia e, in alcuni tratti, addirittura soffocante di Sliman, scene chiassose, allegre e colorate, dove il protagonista diviene un ottimo cous cous o una sensuale danza del ventre.
Infine se vi piacciono l’azione, gli eroi dei fumetti e gli effetti speciali non potete perdervi “Il Cavaliere Oscuro” , alias Batman, l’eroe della notte che combatte per liberare Gotham City dalla mafia e dallo psicopatico Joker. (Io e Claudia siamo finite in sala all’UCI per sbaglio - l’idea era vedere il “Cacciatore di Aquiloni", ma la pioggia ci ha guastato i piani!)
Comunque... pur non essendo particolarmente amanti del genere ne abbiamo, tuttavia, apprezzato le doti, sopratutto quelle dell'attore - Christian Bale. (Anche l'occhio vuole la sua parte. Giudicate voi.)

lunedì 4 agosto 2008

Quando la pubblicità ... è cattiva!

Titola il The Sunday Times, commentando il raddoppio della residenza

Va bene la pubblicità (un vecchio motto recita "se ne parli bene,
o se ne parli male, l'importante è che se ne parli” ) ma mi piacerebbe
così giusto per un po’ di sano patriottismo e - soprattutto per evitare di dovermi sempre
vergognare del mio bel Paese - che, una volta, anche per sbaglio,
il nostro Primo ministro venisse ricordato all'Estero per un qualche suo
(magari, non proprio suo, suo .. sarebbe sufficiente anche presunto) merito.

Non so, per una proposta in grado di rilanciare l'economia, per qualche
intuizione in politica internazionale, per delle scelte coraggiose.
Vi pare chiedere troppo ?

sabato 2 agosto 2008

Per non dimenticare

Stazione di Bologna. 2 agosto 1980, ore 10.23.
Un sabato di agosto. Un giorno come tanti altri.
Manuela è contenta perchè sta partendo per la colonia estiva; Carla e Umberto per le Tremiti. Antonio attende con ansia di tornare dalla figlia; Sergio, che per un ritardo del treno su cui viaggiava ha perso la coincidenza, aspetta impazientemente il convoglio successivo; Francesco è in servizio…
Poi, un boato.
Una bomba di inaudibile violenza esplode nella sala d'aspetto della stazione.
La vita di Antonella, Vito, Leo, Errica, Cesare, Carlo, Margret, del piccolo Luca, di Patrizia, Silvana, Manuela, Roberto, Elisabetta, Eleonora, John , Paolo, Vittorio, Giuseppe, Flavia, Rossella, Nilla, Katia, Kai, Velia, Salvatore,Viviana, Catherine,Iwao, Angelo - e delle loro famiglie .... si spezza, così, improvvisamente e senza ragione.
I morti sono 85; 200 i feriti.
Un minuto di silenzio, un po' del nostro tempo per non dimenticare tante storie diverse, accomunate da un unico drammatico epilogo.
(Qui la diretta del GR1)

venerdì 1 agosto 2008

Lella e la norma anti-precari: una storia di Italiana follia

Donatella è una precaria, una di quelle donne (neppure tanto ragazzine … trentotto anni suonati) clienti abituali delle agenzie di lavoro interinale. Il suo ultimo contratto “a termine” è scaduto qualche settimana fa. Era stata assunta dalla Parecrio S.p.A., con mansioni operative per far fronte “… ad un incremento di attività”, o almeno così recitava il suo contratto.
Lella, come la chiamano gli amici, sa fin troppo bene che alla Parecrio non esisteva nessun “incremento di attività …” temporaneo che giustificasse l'apposizione di “un termine” alla sua assunzione. E’ la solita furbata all’italiana: le imprese utilizzano la generica formula “incremento di attività.." o "necessità di una copertura di posti .. ( che rimangono perennemente vacanti)per assenze temporanee" o “temporanee esigenze organizzative, tecniche o produttive” per eludere la normativa, giustificare l’uso di precari, cioè di lavoratori con contratti a termine ed evitare assunzioni a tempo indeterminato.

E’ una forma bella e buona di sfruttamento: sei ricattabile, se vuoi sperare nel rinnovo del contratto alla sua scadenza non devi avanzare troppe pretese. Insomma, come si dice dalle mie parti, devi “star schiscio”.
Donatella questa volta, però, si è proprio stancata della vita
da precaria incallita” che le impedisce di pensare al futuro. Non può sposarsi, né avere quel figlio che tanto desidera.
E poi – come le ricorda sempre Luca - l’orologio biologico corre …
Si è già rivolta ad un avvocato, che le ha spiegato che la legge non consente al datore di lavoro di assumere “dipendenti a tempo” per far fronte a delle esigenze aziendali permanenti.
Se ciò succede, il Giudice può dichiarare il termine previsto nel contratto non valido, cioè può considerarlo "come non apposto " e quindi stabilire che il contratto è, di fatto, a tempo indeterminato.

Se il Tribunale le darà ragione, la sua dittà dovrà ripristinare il suo rapporto di lavoro e anche pagarle le retribuzioni maturate con gli interessi.
Carlo e Gaia , gli amici di una vita, hanno già fatto causa ai loro titolari. Carlo dopo la sentenza del Giudice, nel 2006, è stato subito reintegrato con un contratto a tempo indeterminato.
Per Gaia, invece, la via crucis del precariato non è ancora del tutto finita: la causa davanti al Tribunale, certo, l’ha vinta, ma il suo capo è un osso duro. Non vuole cedere ed ha impugnato la sentenza in Corte di Appello.
Gaia è, comunque, fiduciosa perché le hanno detto che è solo questione di tempo!

Ma ahimè i sogni di Lella, di Gaia e degli altri precari sono destinati ad andare in frantumi a causa dell’inattesa legge di cui, in questi giorni, hanno tanto parlato i giornali: la norma anti precari.
Per dirla alla Calderoli “una vera porcata”, un “colpo basso al precariato” ed un grande regalo, direbbe qualcuno, “al padronato".
Infatti la norma, che presto sarà sottoposta al vaglio del Parlamento, agevola i datori di lavoro perchè attenua le conseguenze, le sanzioni per quelle imprese che usano in modo illegittimo i contratti “a termine”.
Se i nostri Onorevoli deputati e senatori la approveranno, il Giudice – anche ove accerti che Donatella e Gaia hanno ragione - non potrà più ordinare la loro reintegrazione nel posto di lavoro, con l’assunzione a tempo indeterminato.
Sarà in grado solo di imporre alla Parecrio il pagamento di una semplice indennità, di una sorta di buona uscita che potrà andare da un minimo di 2,5 ad un massimo di sei mensilità dell’ultima retribuzione percepita.
Invece di ottenere, come accade oggi, un lavoro stabile che Le garantisca anni di regolare retribuzione, Lella si dovrà accontentare – ben che vada – di sei mensilità!
La norma crea, poi, un'evidente discriminazione tra lavoratori. Il testo proposto prevede, infatti, che la nuova disposizione si applichi solo ai giudizi in corso. Che vuol dire? Questo: Carlo è a posto, ma a Gaia sarà riservato un diverso trattamento, solo perchè - per colpe non sue - è ancora attivo il suo procedimento.
Ma non finisce mica qui. I datori di lavoro, nei giudizi intentati contro di loro dai dipendenti, si sono sempre difesi con un'argomentazione del tipo “Sig. Giudice, se avessimo saputo di non poter stabilire un termine alla durata del contratto non l'avremmo neppure concluso. La clausola che ne prevede "la durata" per noi è essenziale, e quindi, caro Tribunale, se la dichiari nulla, devi dichiarare nullo anche l'intero contratto ".
Dal momento che questa tesi ai Giudici del Lavoro non è mai piaciuta- perchè accettarla avrebbe voluto significare legittimare un ricorso indiscriminato all'apposizione del termine da parte dei datori di lavori, senza alcuna conseguenza per loro - il Governo Berlusconi ha ben pensato di farla diventare legge, così "le Toghe Rosse" la dovranno per forza applicare ... Morale della favola: le imprese potranno ricorrere sempre più facilmente al contratto a tempo determinato, anche per sopperire ad esigenze stabili della propria azienda, e non ci sarà per loro alcuna sanzione, o al più si tratterà di una punizione veramente irrisoria!

ll gioco è fatto...

Si mettano, quindi, il cuore in pace i precari e con loro pure l'Onorevole Meloni.