mercoledì 9 marzo 2011

Il ritorno dell'ultimo samurai ...

Sotto gli effetti allucinogeni della profilassi antimalarica (poi vi parlerò un po' dell'Africa) eccoci qui a raccontare l'ennesimo capitolo di una politica sempre più agonizzante.
Già, perchè adesso per avere il coraggio di commentare quanto succede tra le mura della sala consiliare, bisogna che risenta quantomeno degli effetti collaterali di qualche strana sostanza eccitante.
Ed allora parliamo di Lunedì. Del Consiglio Comunale sul Bilancio, approvato senza l'opposizione...
Il documento principe insieme allo strumento urbanistico (così mi è stato insegnato) di
un'amministrazione comunale. Gli atti che costruiscono la città, che decidono dell'utilizzo delle risorse. Che tracciano le principali coordinate della gestione della comunità locale.
Di noi "cittadini", per capirci.
Tempo di discussione ed approvazione: due ore scarse (con incluso nel pacchetto/temporale l'adozione di un piano attuativo nonchè il bilancio della farmacia comunale).
Un bilancio, avrebbe detto il bimbo della pubblicità di altri tempi, veloce come una "pic indolor",
Di certo, almeno per il (triste) spettacolo reso alla politica locale, non altrettanto indolore.
Prima dell'inizio della discussione i consiglieri del Pd (Elli Pierluigi, Mattero Riva, Alberto Elli- era assente, invece, Soloni) hanno, infatti, deciso di uscire dall'aula, accampando quale scusa (formale) dell'allegra dipartita la mancata consegna del Peg.
Il piano di gestione di cui, se non ho mal compreso (sono arrivata tardi, quindi chiedo venia ove la notizia dovesse risultare imprecisa), il Consigliere Alberto Elli ha chiesto di poter avere una copia.
Un documento che - se il lariam non mi ha completamente offuscato la memoria - nemmeno io (nel mio mai contestato ruolo di garanzia) ho mai consegnato ai consiglieri che me ne avevano fatto richiesta.
Ora, se è vero che la scusa formale potrebbe pure stare un piedi (anche se sarebbe certo stato più credibile lo scontro se ad avanzare la richiesta fosse stato un outsider alla politica locale ...) non posso nascondervi che sotto l'effetto allucinogeno della profilassi una visione notturna mi ha suggerito una ben diversa lettura politica della vicenda.
L'uscita dall'aula dei consiglieri del Pd rappresenta il riaffermarsi - con forza - di una linea politica che sembrava, invece, ormai defunta. Suggella il ritorno dell' ex Coordinatore Munarin al timone del locale circolo del Partito Democratico.
Già perchè lunedì i suoi compagni, hanno fatto esattamente quello che lui - un anno fa - aveva, ai tempi inascoltato, loro suggerito.
Ora il vento, è evidentemente cambiato.
La costanza nello scrivere (che non gli è mai mancata) e le polemiche con il Consigliere Taglianbue, hanno fatto il resto.
Che la linea politica di Lunedi sia quella dell'ex assessore all'Istruzione, lo dicono, non solo la sua presenza in aula (la prima volta dopo il cambio di compagine amministrativa).
Ma anche, e soprattutto, la scelta di mantenere in ambito politico, in sede consiliare, la "querelle" con il capogruppo della Lega (che, haimè, questa volta ha servito all'ex assessore su un piatto d'argento l'occasione per riprendersi la scena).
Se, infatti, Munarin, come continua a dichiarare, si fosse sentito offeso nel suo ruolo di privato cittadino, avrebbe - secondo il mio modesto parere - dovuto chiedere il ristoro per le ingiurie lamentate in sede giudiziaria, l'autorià competente a tutelare chi da "libero cittadino" sente tirata per la giacchetta la sua onorabilità.
La lettura all'inizio del Consiglio Comunale, in sede di comunicazioni, del pesante atto, che di seguito pubblico, dice, a quanti sappiano interpretare un pochino la prassi politica, ben altro.
"Alea iacta est."
L'anno sabbatico per l'ex Coordinatore pare terminato (ammesso e non concesso che sia mai iniziato!).
"Questa comunicazione è fatta a nome del Partito Democratico. In questa occasione sono portavoce non solo di tutto il partito ma anche dei tanti amici indignati che condividono, col cuore e la ragione, quanto sto per dire. Della gravità di quanto successo nelle ultime due sedute del consiglio comunale, forse solo pochi si sono resi davvero conto ed è per questo che invito tutti i consiglieri - senza distinzione tra destra e sinistra – a fare una riflessione sul ruolo loro assegnato, sull’etica del fare politica e sul rispetto dei più elementari principi della democrazia ai quali, proprio in qualità di rappresentanti dei cittadini, dobbiamo per primi la massima attenzione. Per la prima volta, nella lunga storia della nostra Istituzione consiliare, un consigliere comunale (attraverso l’istituto della comunicazione) ha utilizzato gli scranni di questa aula per fare illazioni, diffamare e forse anche per tentare di intimorire un libero cittadino: riecheggia ancora in questa sala la conclusione della prima comunicazione del consigliere in questione che, con fare minaccioso, affermava “puntate più avanti”. Affermazione intimidatoria che va intesa: so qualcosa su di te per cui stai attento! Per fare questa operazione di diffamazione e mistificazione si è utilizzato un articolo di stampa di qualche mese fa, un articolo infarcito di falsità e bugie, riferito ad una storia successa a Monza, su un banale annullamento di un concorso, che impropriamente e ingiustamente – insieme al segretario e al direttore generale del capoluogo brianzolo – tirava in ballo anche l’ex assessore alla Pubblica Istruzione Roberto Munarin. Fatti e polemiche in nessun modo collegabili alle Istituzioni giussanesi, ai lavori di questo consiglio e più in generale alla vita della nostra città. Le parole utilizzate dal consigliere della Lega Nord, Stefano Tagliabue, quali ad esempio: “per onore della legalità”, “ rispetto delle regole” e “mi accontenterei di quello che leggerà il magistrato” sono emblematiche e qualificano – senza ombra di dubbio – l’intenzione di screditare, diffamare e intimorire. Ma non sono le parole che fanno male, quelle bollano chi le pronuncia per ciò che è. In fondo le centinaia di persone che hanno conosciuto Roberto – anche e soprattutto in questo comune nel suo ruolo di dipendente prima e di amministratore poi – possono parlare per lui e testimoniare della sua onestà. E’ l’abuso perpetrato, è il disprezzo delle regole, è la meschinità dell’operazione è la vigliaccheria dell’atteggiamento che non devono e non possono albergare in questo Consiglio comunale almeno finché nel nostro Paese ci sarà un sistema democratico. E allora, qual è lo scopo di tale operazione? Perché una bassezza del genere? Perché queste subdole illazioni? Perché tentare, in maniera così meschina, di far apparire l’ex assessore un “poco di buono”, un disonesto. Provo a dare una risposta. Le comunicazioni in questioni arrivano subito dopo l’ordinanza del TAR che, di fatto, si pronuncia sull’illegittimità dell’operazione Lamplast e probabilmente qualcuno si sente molto “scornato”. Roberto Munarin è personaggio scomodo: dice quello che pensa e pensa quello che dice. E soprattutto scrive. Scrive senza fare sconti, scrive utilizzando la satira, scrive criticando anche in maniera pesante, scrive ironizzando a volte col fioretto a volte con la clava. Ma rimane sempre sul “pezzo”, sempre su problemi politici o questioni amministrative che riguardano direttamente la nostra città o più in generale la società. Mai e poi mai fa riferimenti impropri a vicende personali e/o a problemi professionali dei suoi avversari anche se forse ne avrebbe anche avuto modo in più di un’occasione. Ecco allora che qualcuno pensa che l’unico modo per zittirlo, per imbavagliarlo, per intimorirlo o comunque per fargliela pagare è attaccarlo in questo modo meschino. Non sa quanto ha sbagliato: di sicuro sta ottenendo l’esatto contrario. In questa aula poi abbiamo sentito altre parole e concetti mai utilizzati in maniera più impropria e per alcuni versi ridicola (e le parole per dirla con Carlo Levi sono pietre). Una “strisciante censura” è stata invocata quando si è tentato di far capire che il Consiglio comunale di Giussano non è mai stato - e faremo di tutto perché non lo sia nemmeno in futuro - il luogo per diffamare o intimidire dei liberi cittadini. Il limite della “decenza” al quale faceva riferimento il Presidente del Consiglio comunale (e non solo di quella) è stato ampiamente valicato e Lei, signor Presidente, non ha fatto nulla per porvi un freno. Concludo, concludiamo ritenendo di NON dover chiedere le scuse al consigliere Tagliabue: non crediamo sia in grado di recuperare quel briciolo di onestà intellettuale necessaria e poi non ci servono e non sarebbero neppure gradite. Neanche al Presidente del Consiglio chiediamo le scuse: non ci servono nemmeno le sue. Da lui però pretendiamo un impegno formale ed immediato – quello ci è dovuto - affinchè, in qualità di garante delle regole, impedisca da oggi e in avanti, comportamenti così vigliacchi e scorretti. Se non lo farà dimostrerà, per la seconda volta, di non essere adeguato al ruolo “super partes” che gli compete e in questo caso – come prima azione di protesta - promuoveremo (tra opposizione e maggioranza) una raccolta di adesioni per presentare una mozione di sfiducia nei suoi confronti. Giussano 7 marzo 2011"