domenica 20 luglio 2008

Magistratura elettiva?

Secondo il ministro delle Riforme, Umberto Bossi, per risolvere il problema della magistratura
«Bisognerebbe far eleggere i magistrati dal popolo, così possiamo sperare che venga fuori il meglio».
Si, magari utilizzando il sistema elettorale del “porcellum”….

5 commenti:

claudio ha detto...

in che lista ti candidi avvocato? :-)

Anonimo ha detto...

Emanuela, anche io credo sia più giusto eleggere il pubblico accusatore come avviene negli Stati Uniti. In questo modo si trasformerebbe un potere oggi arbitrario (chi sceglie quali reati perseguire?)che non risponde a nessuno se non all'astrazione della "Legge",in un potere di nomina popolare, a termine come tutte le cariche amministrative. I cittadini di un territorio hanno il diritto di scegliersi l'avvocato che deve per loro conto sostenere l'accusa contro chi viola la legge ed eventualmente di cambiarlo alla scadenza se non sono soddisfatti di come interpreta il suo ruolo.

emanuela ha detto...

Purtroppo non conosco particolarmente bene il sistema giudiziario americano, dovrei approfondire la materia (potrebbe essere il mio “compito per le vacanze”..)
Fatta questa dovuta premessa, mi pare comunque difficile pensare di trapiantare un sistema di common law in Italia, per farlo occorrerebbe una completa e radicale riforma del nostro sistema giudiziario, più vicino a quello francese ( figli entrambi della stessa tradizione).
In Italia si accede alla magistratura ordinaria civile e penale – l’amministrativa è altra cosa - mediante un unico concorso (che per esperienza so essere piuttosto duro, ai più inaccessibile … ) che garantisce, comunque (al di là delle accuse del Berlusconi di turno), una “formazione giuridica” a chi sarà chiamato al difficile compito di applicare la legge (anche se è vero che ciò non assicura necessariamente un buon livello del singolo magistrato).
Introdurre la figura del giudice eletto dal popolo, magari legato a partiti, non rischierebbe di riprodurre lo stesso triste scenario della nostra classe politica (che non mi sembra brilli per preparazione e competenza …). ?Un giudice elettivo, il cui destino rimane intrinsecamente legato a quello del suo elettorato, non si esporrebbe pericolo di perdere la necessaria indipendenza/terzietà dalle parti, indipendenza che dovrebbe caratterizzare chi è chiamato a rendere giustizia? E poi dovrebbero essere eletti, tutti i giudici? Solo La magistratura inquirente? Anche quella Giudicante? Solo il giudice penale ovvero anche civile?
Queste alcune delle perplessità che nutro nei confronti delle esternazioni di Bossi.
Forse sarebbe utile capire perché la giustizia dei cugini francesi funziona più della nostra…
La questione mi sembra aperta, sarebbe interessante approfondirla…

Anonimo ha detto...

Mi meraviglia che tu non conosca il sistema giudiziario americano. A grandi linee: negli Stati uniti gli unici giudici inamovibili e totalmente indipendenti sono i 9 membri della Corte Suprema, nominati a vita dal Presidente con l'approvazione del Senato. Si occupano solo di costituzionalità delle leggi e di interpretazione delle stesse.
Nei processi di competenza federale i magistrati inquirenti sono dipendenti dal Procuratore generale federale,eletto dal Presidente, che sta in carica 4 anni; alla scadenza PGF e magistrati inquirenti possono essere riconfermati o tornare a fare gli avvocati. I giudici di ogni Stato federato normalmente sono eletti in parti uguali dai cittadini e dai giudici ordinari dei tribunali.
In ogni Contea c'è un Procuratore Distrettuale (che in alcuni Stati è chiamato Procuratore di Stato), che è eletto direttamente dalla popolazione della Contea per quattro anni. Egli sceglie in modo indipendente i suoi vice e assistenti che rimangono in carica finché ci rimane lui.
I Procuratori Distrettuali, essendo ovviamente elettivi, non sono gerarchicamente sottoposti a nessuno, ma operano, comunque, sotto la sorveglianza del Procuratore Generale di Stato (State Attorney General) funzionario elettivo anch’esso, che ha il rango di Ministro della Giustizia Statale.
Al termine dei quattro anni di mandato possono essere rieletti dal popolo oppure tornare a esercitare le loro professioni legali come facevano prima di venire eletti. Come si vede: dal popolo, al popolo, per il popolo.
Mi rendo conto che un sistema del genere implica un cambiamento profondo, ma cambiare dobbiamo, per forza.

emanuela ha detto...

Non si può sapere tutto nella vita!(e poi faccio fatica a stare dietro al nostro fecondissimo legislatore, che sforna leggi ogni giorno … figuriamoci se riesco pure a seguire gli altri!)

Battute a parte, il sistema americano mi pare fin troppo dipendente dal potere politico e considerato la notoria circostanza che in Italia non si brilli per virtuosità (Del Turco docet) non mi sembra il caso di “tirarci altri mali non necessari in casa”.

In linea di principio sono abbastanza contraria ad una magistratura elettiva, il cui unico tratto deve essere l’indipendenza e la terzietà, indipendenza soprattutto dal potere politico..
Detto questo condivido l’esigenza di riforme strutturali “sul sistema giustizia” ferma restando la necessità di individuare prima quali sono “i mali” a cui si vorrebbe porre rimedio.

Mi sembra che ci sia un po’ la tendenza – soprattutto da parte di chi non vede di buon occhio l’interferenza della magistratura nei suoi affari personali - ad invocare una generica e totale riforma del sistema, senza però mai dire effettivamente quali sono i problemi cui si vorrebbe ovviare nell’interesse comune del Paese.

Quali sono i punti critici del sistema?
Le lungaggini del processo civile, che bloccano gli investimenti, soprattutto dei capitali esteri? Gli eccessivi costi per le parti, che impediscono il concreto esercizio del diritto costituzionalmente garantito alla domanda di giustizia del cittadino? La prescrizione dei reati nel campo penale? O una generica e presunta incompetenza dei giudici? E poi di quali, dei togati, dei giudici onorari, o dei giudici di pace?

Io penso che degli interventi siano indispensabili( possibilmente con leggi scritte in italiano comprensibile..)

Del resto non dobbiamo dimenticarci che i nostri codici risalgono a prima della fine della 2° guerra mondiale(il codice di procedura civile è del 1940, quando non esistevano ancora il computer, internet, le fotocopiatrici, i fax le e-mail…. quello penale è del 1930, il codice civile è stato promulgato anch'esso nel periodo fascista..) e che necessiterebbero, pertanto, di una seria rivisitazione complessiva.

Occorrerebbe, ad esempio, nell’interesse del comune cittadino, intervenire sull’attuale funzionamento, un po’ farraginoso, della “macchina giustizia” latamente intesa.
Le cancellerie dei Tribunali sono oberate da adempimenti inutili e costosi, prescritti da disposizioni ormai obsolete, retaggio del periodo storico nel quale è stato elaborato il codice di procedura civile (in campagna elettorale avevo fatto anche delle piccole ma concrete proposte in tal senso).
Quanto agli episodi di cui spesso si sente parlare, prescrizione, scadenza dei termini detentivi ecc. mi raccontava un mio amico penalista che sarebbe sufficiente per superare il problema, prevedere ad esempio, termini perentori per le attività anche di p.m. e giudici (ad esempio limite massimo perentorio, e non ordinatorio entro cui concludere le indagini)…
E poi ... occorrerebbe distinguere i ritardi legati al sovraccarico di lavoro dei singoli magistrati da quelli dovuti alla poca solerzia degli stessi, incrementando l'organico nel primo caso, con provvedimenti disciplinari nel secondo... e via di questo passo...

E SOPRATTUTO occorrerebbe che qualcuno in Parlamento fosse interessato al tema... (dove l'unica giustizia che interessa è quella del Premier e dintorni...)