giovedì 3 luglio 2008

Infanzia violata o tutelata?

Dichiara il Ministro dell’Interno, Bobo Maroni: “Prenderemo le impronte anche dei minori, in deroga alle attuali norme, proprio per evitare fenomeni come l'accattonaggio”.
Proclama solennemente: "Andremo fino in fondo perché questa è la strada giusta per garantire i diritti dei minori”.
Avvisa con toni risoluti: i genitori “che si rendono responsabili dello sfruttamento dei figli a scopo di accattonaggio «perderanno la potestà» su di loro."
Rincara la dose l’onorevole Gelmini “La schedatura è una forma di tutela per bambini che altrimenti sarebbero in balia delle famiglie sfruttatrici” “Da cattolica sento il dovere morale di occuparmi di loro”.
Certo non si può dire che i ministri del governo Berlusconi pecchino di scarsa originalità considerata la stravagante opinione “tutta loro” di che cosa significhi "tutelare un minore”.
Violare la dignità dei bambini Rom per proteggerli dalle loro famiglie; umiliare dei piccoli, per garantire i loro diritti. Violenza e tutela.
Crudele ossimoro che, dietro l’apparente preoccupazione di offrire un’adeguata protezione all’infanzia Rom, cela inaccettabili pregiudizi razzisti.
Denuncia Famiglia CristianaLa schedatura di un bambino rom, che non ha commesso reato, viola la dignità umana” Del pari - evidenzia la testata cattolica - la proposta di togliere la patria potestà ai genitori rom è “una forzatura del diritto: nessun Tribunale dei minori la toglierà solo per la povertà e le difficili condizioni di vita” .
Chi lavora con i bambini e gli adolescenti in difficoltà, sa, infatti, bene che l’allontanamento del minore dalla propria famiglia (che non perde, per chi lo subisce, la sua connotazione di evento drammatico e traumatico, anche ove necessario ed inevitabile), viene disposto dai Giudici solo quando la famiglia d’origine non è più in grado – neppure con l’aiuto dei Servizi Sociali - di prendersi cura del proprio bambino.
Esclusivamente quando nessuna altra soluzione è possibile. Se il Governo intende, come nobilmente proclama, tutelare l'infanzia (e quella Rom in particolare)- compito primo di ogni Stato civile - ha ben altre strade da percorrere.
Non l’infamia della schedatura (misura razzista di mussoliniana memoria, che ne rende ancora più difficile l’integrazione), ma la promozione di buone pratiche che garantiscano anche ai bimbi Rom il diritto di crescere in un ambiente familiare sereno e dignitoso, invece che in baracche popolate da topi, che finiscono – come troppo spesso ci ricorda la cronaca nera - con il diventarne la tomba.
Occorre sottrarli allo stato di degrado e povertà nel quale sono relegati, vigilare sulla loro scolarizzazione, assicurandosi che frequentino la scuola, luogo di educazione, integrazione e socializzazione; supportare le relative famiglie perchè possano riappropriarsi del loro ruolo educativo. Non esistono altre vie per per garantire a questi piccoli un futuro migliore, più dignitoso. Ma per tutto questo, si sa, occorre reperire risorse economiche e rimuovere pregiudizi culturali. Risorse per gli Operatori Sociali cui spetta verificare che i bambini frequentino la scuola e non girino per le strade e sulle metropolitane a chiedere la questua; risorse per disporne, ove necessario, l’ accompagnamento forzato; mezzi per garantire ai minori (e quindi, ci piaccia o meno) alle loro famiglie un’abitazione adeguata, dignitosa che li sottragga al degrado, ai topi ed ai pidocchi.
Certo, il percorso è più faticoso perché impone di contrapporre agli slogan demagogici , interventi, proposte, soluzioni serie e concrete che rischiano di apparire impopolari.
Mi fa tristemente ed amaramente sorridere la minaccia ventilata dal Ministro Maroni di togliere la patria potestà ai genitori che costringono i figli all’ accattonaggio.
Una misura tanto inutile quanto inattuabile.
Inutile perché non risolve il dramma dello sfruttamento dei minori per la questua, superabile solo sottraendoli alla condizione di indigenza nella quale versano.
Inattuabile in quanto economicamente non sostenibile. Mediamente un minore allontanato dalla famiglia e collocato dal Tribunale in comunità costa al proprio Comune dai 2.000,00 ai 2.500,00 € al mese. Secondo i dati pubblicati ieri su Repubblica, il 60% dei 5.500 Rom che vivono nella sola Napoli e provincia sono bambini sotto i dieci anni. Pensa l’onorevole Maroni di collocarli tutti in qualche comunità?
Con che risorse?
Con i mancati introiti dell’ICI?
Non sarebbe forse economicamente più ragionevole, nonché maggiormente rispondente all'interesse ed ai diritti del minore, una politica tesa a garantire ai bimbi Rom alloggi più idonei con un’assistenza continua che li possa accompagnare nel difficile percorso di integrazione sociale e culturale? Il problema della tutela dell’universo minorile è estremamente serio e complesso, che non può essere risolto con degli “slogan” ad effetto.
Mi piacerebbe, così giusto per entrare un po' nel merito delle questioni, chiedere, ad esempio, al Ministro Gelmini, tanto moralmente tormentata, che risorse il Governo pensa di stanziare per risolvere la drammatica condizione in cui si trovano oggi i giovani collocati in comunità ai quali da tempo i Comuni, per problemi di bilancio, non garantiscono più al raggiungimento della maggiore età il “prosieguo amministrativo”, la possibilità cioè di rimanere in comunità fino ai 21 anni, per ultimare gli studi o per completare il loro percorso formativo/educativo sì da raggiungere la completa autonomia.
Come lo Stato pensa di aiutare tutti quei ragazzi che rischiano, al compimento del diciottesimo anno, di essere abbandonati a se stessi nell'angosciante e disperata ricerca di un alloggio o di un lavoro,
che li costinga magari ad interrompere gli studi, precludendosì così la possibilità di un futuro migliore?
Lo so, non ci saranno mai risposte a queste domande.
I Comuni – con bilanci sempre più risicati - hanno sempre meno risorse da investire nel sociale: il futuro dei bimbi Rom (e non) è, dunque, tristemente segnato. Continueranno a giocare con i topi (quelli veri, non di peluche), a bruciare nelle baraccopoli; ad abbandonare la scuola, a mendicare, privati anche del sogno (cui ogni bambino ha diritto) di un futuro migliore.
Il Ministro della Repubblica potrà dirsi comunque soddisfatto: sarà riuscito nel suo intento.
Avrà trovato la "soluzione al problema Rom" saziando la fame di giustizia del suo elettorato.
E poco conta che sia una (mera) illusione …

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