venerdì 4 aprile 2008

Il PD e il suo programma/3

Il pd ed il mondo del lavoro. Un modo semplice ed immediato per meglio comprendere la proposta del partito democratico in tema di lotta alla precarietà e di tutela delle fasce di lavoratori più deboli, potrebbe essere rappresentato da un paragone con il sistema sanitario nazionale. Oggi se mi ammalo c'è un servizio pubblico che mi assiste, mi mette a disposizione medici, crea strutture ospedaliere perché io possa essere posto nelle condizioni di recuperare la salute. Il principio che ispira il servizio sanitario è quello dell'uguaglianza e della solidarietà: la salute deve essere assicurata a tutti e la malattia non è una questione che può essere relegata alla sola ed esclusiva sfera del singolo individuo, ma coinvolge, chiamandola in causa, l'intera comunità. Ciò non accade, invece, nel mondo del lavoro: se perdo la mia occupazione o non riesco a trovare un (nuovo) impiego, sono lasciato solo, a volte nella più completa disperazione, sopraffatto da quella terribile angoscia che lede la nostra dignità e spinge a gesti estremi, come è successo a Luigi, il precario trentanovenne dipendente della Berco di Busano Canavese, appartenente al gruppo tedesco Thyssen, morto suicida solo qualche tempo fa, come è accaduto, ancora prima, all’operaio di Tolentino che si è tolto la vita impiccandosi in uno stanzino dell'azienda per la quale lavorava. A distanza di 60 anni, putroppo, è rimasto ancora lettera morta l'art. 4 della Costituzione, che fa carico alla Repubblica di promuovere le condizioni che rendano effettivo il diritto al lavoro. Il programma del Partito Democratico, su questo aspetto, è invece molto chiaro: il pd ha non solo l'ambizione di applicare finalmente la Carta Costituzionale, ma di introdurre - anche in Italia - quei sistemi di promozione del lavoro già sperimentati e funzionanti in altri paesi. Questa la ricetta del pd: " ci vogliono politiche attive sul mercato del lavoro, che forniscano tutele del reddito in caso di disoccupazione; e un sistema efficiente di servizi, di formazione e di occasioni per il reimpiego. Questo è il senso della migliore flexicurity europea, cui intendiamo ispirarci. Un sistema attivo si ottiene potenziando la rete dei servizi, pubblici e privati, all’impiego e introducendo forme di responsabilizzazione reciproca fra beneficiari di sussidi e erogatori dei servizi. I primi sono tenuti non solo ad accettare offerte di impiego e di formazione, pena la decadenza dal sussidio, ma ad attivarsi per cercare il reimpiego. Cercare lavoro è in sé un’occupazione, che per questo va retribuita, con un contratto specifico di ricerca d’occupazione. I servizi all’impiego devono essere responsabilizzati anch’essi ad attivarsi, offrendo agli operatori incentivi specifici e strumenti adeguati (compreso il potere di erogare le indennità e di sanzionare le inefficienze) ". L’ impostazione del Partito Democratico si differenzia nettamente sia da quella seguita dal centrodestra che dal modello cui si ispira la sinistra radicale. Dal centrodestra, che nei fatti, ha promosso una politica del lavoro che ha estremizzato la flessibilità ed ampliato la precarietà dei rapporti di lavoro, precarietà che purtroppo si traduce, spesso, in un’ instabilità ed incertezza delle prospettive di vita. Che si trasforma nell’impossibilità di progettare e costruirsi un futuro; di formare una famiglia. Dalla sinistra radicale, che, dal canto suo, pretende di irrigidire il rapporto di lavoro, ed insegue un modello ormai superato dalla realtà economica. Il Partito Democratico, ponendosi in un’ottica estremamente innovativa, sulla scia dei migliori modelli europei, vuole, invece, attuare un sistema che - in linea con i suoi valori fondanti – sia al tempo stesso moderno e solidale, capace di tutelare soprattutto i più deboli, i lavoratori precari.

1 commento:

Matteo ha detto...

noooooooooo, ho fatto il test per vedere di che partito sei mi è uscito che sono molto vicino alle idee socialiste e italia dei valori
poi PD
ahahahhaha