giovedì 20 novembre 2014

Per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano. Giovanni Giolitti


Lunedì 17 novembre. Ore 21.20 inizia il consiglio comunale. Il Presidente del Consiglio invita ad osservare un minuto di silenzio per  le vittime delle alluvioni.
Il Consigliere Tagliabue lo chiede, invece,  per commemorare  - su sollecitazione delle associazioni del territorio - Maria Rosa Ratti, la volontaria "dal cuore d'oro" da sempre attiva in oratorio, negli alpini, in Caritas, nel gruppo missionario, nell'Ama Onlus, nella San Vincenzo, morta lo scorso ottobre dopo un anno di malattia. (Mi piace ricordare di Lei l'attenzione con la quale trattava ognuno di noi: sebbene io avessi  smesso ormai da molti anni di frequentare l'oratorio non dimenticava mai - le pochissime volte che mi incrociava  - di portare e ricambiare i saluti a Suor Lucia, la religiosa che ha segnato l'adolescenza di molte di noi).

Continua la fase delle comunicazioni. I consiglieri di minoranza  segnalano le varie carenze del territorio: assenza di luce a Birone,  distribuzione dei sacchi della spazzatura a singhiozzo. Si apre anche un siparietto polemico  sull'acqua tolta alle paritarie.

Ore 22.00 circa. Arriva il Sindaco:  gli chiedo per quale motivo abbia prorogato i componenti del nucleo di valutazione, l
’organismo che valuta il grado di realizzazione dei programmi  affidati ai dirigenti  e propone  l’attribuzione dei premi.

Premi che vanno a costituire altrettante voci del bilancio comunale (stiamo parlando di oltre 40.000,00 Euro).

Gli ricordo che la proroga - vietata dal Regolamento degli Uffici e Sevizi che prevede  per il Nucleo la  “durata di 3 anni rinnovabile una sola volta” -  è ammessa solo se tecnica e motivata.
Lo invito  quindi a revocare il provvedimento e a procedere all’indizione di avviso pubblico per la selezione dei candidati ed a pubblicare sul sito del comune i premi ad oggi erogati.(come impone la legge).

Dal primo cittadino nemmeno un cenno di risposta: il silenzio, delle volte, è più eloquente di molte parole.



Ore 22.10 Si procede, senza grossi intoppi, all'approvazione dei verbali delle precedenti sedute


Ore 22.20 In un batter d'occhio vengono nominati i componenti della Commissione  Statuto e per il Regolamento del Consiglio comunale (Il regolamento del CC prevede che la composizione avvenga  nel rispetto del criterio proporzionale, garantendo almeno un rappresentante per ogni gruppo).
Nella prima
: Trezzi, Beacco, Tagliabue, Galimberti e Stagno per  i 5 gruppi di minoranza.
Paolo Aquistapace per Servire Giussano.
Zappino Vincenzo per il PD, il cui voto vale come 9 di noi!  Quando si dice un uomo di peso!
Nella seconda: Trezzi, Beacco, Tagliabue, Galimberti e Stagno per le opposizioni

Paolo Aquistapace per Servire Giussano.
Marco Corti per il PD: anche in questo caso il PD ha optato per un componente che vale come nove.

Ore 22.25 Si procede alla elezione dei membri della Commissione della Biblioteca: secondo regolamento
5 devono essere espressione  della maggioranza (PD e Servire Giussano)
4 delle minoranze.
Entrano i referenti di: 5 stelle, FI, Lista Trezzi, PD e Servire Giussano.
Per Fare Giussano, l'eletta è Valeria Vimercati.


Ore 22.30 è la fine dell'idillio. Sulla nomina dei componenti della commissione per il Diritto allo Studio l'assemblea cittadina  (complice l'incapacità decisionale del Sindaco) si incarta.
Secondo il regolamento della commissione il Consiglio Comunale deve designare 5 rappresentanti: 3 espressione della Maggioranza e 2 delle Minoranze.
La nomina spetta al Sindaco.

I 5 consiglieri di opposizione FI, Lega, Trezzi, ed io, indichiamo 2 nominativi.
Stagno dei 5stelle (dopo aver affermato di  aver chiesto un incontro con le opposizioni, di cui io però non mi ricordo...) fa in autonomia il suo nome.

3 nomi per 2 posti??

La maggioranza invece di demandare al Sindaco il compito di scegliere, nella rosa dei tre proposti, i due da nominare, inizia a vaneggiare di presunte ghettizzazioni che le opposizioni starebbero facendo ai danni del povero Stagno, il quale sebbene  sieda solo soletto in Consiglio Comunale, è presente (per lo più personalmente) - grazie ad un tacito, e nemmeno troppo velato accordo con il PD - in tutte le commissioni ad ora istituite.

Per l'ennesima volta il Primo cittadino tace.

Ed infatti:
1) Commissione Bilancio, componenti eletti a scrutinio segreto, con la correzione di un sorteggio voluto dalla maggioranza e da Stagno con il dissenso mio, di Trezzi, Tagliabue e FI.
    • Maggioranza: Alfonso Brunati -  Davide Falco Vincenzo Riva - Giovanni Guidi  
    • Minoranze: Andrea Barzaghi (Per Trezzi Lega); Paola Ceppi FIStagno per i 5stelle

2) Commissione elettorale (Tre componenti effettivi e tre supplenti).
L'elezione, a scrutinio segreto, ha portato il seguente esito:
    • Compenti effettivi
      • voti riportati dal Consigliere Emanuela Beacco n. 5 
      • voti riportati dal Consigliere Luigi Stagno n. 5   5stelle
      • voti riportati dal Consigliere Vincenzo Zappino n. 3 
    • Componenti supplenti
      • voti riportati dal Consigliere Letizia Pirovano n. 6
      • voti riportati dal Consigliere Marco Corti n. 5
      • voti riportati dal Consigliere Stefano Tagliabue n. 3
I numeri dicono che io sono stata eletta grazie ai voti di Galimberti e Corigliano di FI, Trezzi, Tagliabue.
Luigi Stagno è stato votato da 4 consiglieri della maggioranza, la quale avendo fatto male i conti si ritrova pure in minoranza! Infatti, Acquistapace di Servire Giussano avendo ottenuto solo 3 voti ha dovuto cedere il posto a Zappino.

3) Commissione biblioteca (elezione a scrutinio segreto)
  • 5 per la maggioranza
  • 3 per le opposizioni  FI, Fare Giussano, Lega e Trezzi che si sono accordate tra di loro;
  • 1 5stelle



Ora, la domanda  sorge spontanea: la maggioranza perché  pretende  di  alterare  il sistema di partecipazione democratica imponendo in ogni commissione in quota minoranza, un consigliere quasi di maggioranza che - con tutto rispetto- vale un sesto delle opposizioni???

La risposta, ahimè per noi, è stata data a notte fonda dal giovane capogruppo del PD Matteo Botta, che ci ha regalato una lucida sintesi della quintessenza del sistema democratico  "se non avete trovato l'accordo (n.d.r. con Stagno ..perché tra le altre opposizioni l'accordo c'era! ) abbiamo deciso... vincevate le elezioni e decidevate voi"(CC del 17/9/2014)

La chiarezza del pensiero rende  superfluo ogni commento!

P.S. La commissione al diritto allo Studio andava istituita.
Il ritiro del punto è stato un grave  errore del PD.
Se il Sindaco fosse intervenuto, assumendosi le sue responsabilità e scegliendo due dei tre nomi fatti dalle opposizioni, la commissione potrebbe oggi lavorare.

Ma si sa che coraggio e competenze non li vendono al banco del pesce.
Molto più semplice incolpare della propria incapacità le opposizioni (che almeno i regolamenti se li studiano!).

Ore 22.45 si procede alla determinazione dell'indennità del Presidente del Consiglio comunale ed ai gettoni di presenza per i Consiglieri comunali. il punto passa liscio.
Zappino Vincenzo e Pierluigi Elli dichiarano di rinunciare all'obolo, deliberato per i consiglieri in € 20,69 lordi a seduta.


Ore 22.46 Eccoci quindi all'8 punto dell'o.d.g.relativo alla individuazione dei  criteri per l'assegnazione del bene confiscato alla criminalità organizzata.
Si tratta dell'immobile ubicato in  Via Milano, che la Giunta di Riva Gianpaolo - dopo esser riuscita ad ottenere un finanziamento regionale di € 400.000, 00 -  voleva adibire a casa delle associazioni e che l'attuale maggioranza  (con scelta assolutamente legittima, anche se poco condivisa con le altre realtà associative) intende destinare alla disabilità.
Il pomo della discordia, che ha spaccato il Consiglio Comunale, riguarda (oltre ad alcune incongruenze tecnico/peritali) l'acquisto dell'immobile limitrofo.
La proprietà vuole venderlo a 67.000, 00 euro.
Il  demanio ha vietato al comune di corrispondere un prezzo superiore a 59.500,00 euro.

Per aggirare il problema dell 'acquisto che la legge non consente (come espressamente confermato dagli assessori presenti),  la maggioranza ha inserito  nei criteri di assegnazione una clausola che impone a chi parteciperà al bando di acquistarlo al prezzo definito dal privato.

Come ho evidenziato, si tratta di una clausola che dissimula un accordo tra la p.a (cui compete la predisposizione del bando) con il privato, che scegliendosi l'acquirente di suo gradimento, decreterà il vincitore del bando.
Rischia di configurare una vera e propria elusione di legge.

Lunedì, dopo aver reso questa dichiarazione, sono uscita dall'aula.

La mia coscienza non mi consente di votare contro un progetto che guarda a chi si trova in condizione di disabilità.
Ma il rispetto per le istituzioni e per la carica che rivesto, mi impedisce di piegare la legge alla pur indiscussa bontà del progetto (che verrebbe comunque salvaguardato) .

Non nascondo che si è trattato di una scelta sofferta: visto che delude e frustra le aspettative di  un gruppo  associativo (il Mosaico presente l'altra sera) per il quale da sempre nutro grande simpatia e che da 15 anni lavora per aiutare ragazzi e famiglie che convivono con la disabilità sostenendoli nel difficile lavoro di superare le molte barriere (fisiche e non solo) che esistono nel nostro paese.
Ma la legge, per me, non è né un'opinione né un suggerimento.
E' un ordine che va rispettato.

Alle dichiarazioni rese dai  giovani Machiavelliani del Pd "per cui il fine giustifica i mezzi", mi permetto di rispondere con una metafora forte e volutamente  provocatoria.

E' innegabile che risponda al sentire comune, compatire (nel senso etimologico del termine) il padre che ruba per dare da mangiare ai figli.
Ma per la legge (e per me) quello resta comunque un furto.
Un reato, almeno fin quando non verrà depenalizzato, penalmente perseguibile (pur con tutte le attenuanti del caso).


Chiudo con una bella citazione, sulla quale chiunque ambisca a ricoprire una carica pubblica, dovrebbe riflettere...


"Le leggi sono le condizioni, colle quali uomini indipendenti ed isolati si unirono in società, stanchi di vivere in un continuo stato di guerra e di godere una libertà resa inutile dall’incertezza di conservarla.

Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene, 1763"













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