domenica 22 febbraio 2009

Lettera ad un partito mai nato

Sono qui, distesa sul letto mentre ascolto la voce di Veltroni alla radio. Uolter, come lo chiama qualcuno, ha rassegnato, dopo il disastroso esito delle elezioni Sarde, le proprie dimissioni.
Decisione irrevocabile. Dice Lui. Un gesto che assesta un durissimo colpo al tuo progetto. Dice la stampa. Che sigla il fallimento di un intero ceto politico. Il Tuo.
Sei fallito prima ancora di poter dimostrare la tua bontà.
Una vera beffa.
Per dieci lunghi anni, da nord a sud, dalla Padania al tavoliere delle Puglie, abbiamo atteso pazientemente il tuo arrivo.
In molti. In tanti. Giovani e meno giovani, uomini e donne, abbiamo fermamente creduto che la tua nascita avrebbe potuto dare nuova linfa alla grande famiglia del centrosinistra.
Eravamo certi, che tu, tanto a lungo desiderato, saresti cresciuto, grazie all'amorevole aiuto di tutti i tuoi padri putativi, forte, deciso e vigoroso.
Con un programma politico chiaro. Schietto.
Capace di dare risposte, concrete e non demagogiche, ai molteplici bisogni di questa nostra società. Così articolata, così complessa.
La tua lunga gestazione, è stata accompagnata dalla crescente speranza che tu, nato dai geni della cultura cattolica e riformista, saresti divenuto un grande Partito democratico.
Noi, della cosidetta società civile, che non siamo, e non ci siamo mai sentiti né ds né margherita, da sempre orfani di un partito in cui potessimo pienamente identificarci, abbiamo con entusiasmo sperato che tu potessi vedere la luce di questo nostro povero Paese. Un Paese da anni paralizzato. Ostaggio dei fragili equilibri di un governo instabile. Ingessato dai personalismi di una classe politica autoreferenziata e timorosa di ogni sfida. Di ogni innovazione.Di ogni cambiamento dello status quo.
Un partito capace di rassicurare noi. I tuoi elettori. In grado di esorcizzare le molte paure che ogni giorno ci assillano (della recessione, del diverso, della criminalità, degli stupri, del lavoro che non c'è).
Di alzare la voce, di gridare che il Parlamento deve legiferare per il Paese, e non per fini particolari; per le lobby dei potenti.
Pronto ad additare e ad allontanare da te, corrotti e corruttori.
Noi abbiamo nutrito l'ambizione, di vederti un giorno, Partito di governo.
Nelle lunghe riunioni, ai banchetti, ci raccontavamo ( e lo facevamo con convinzione, credimi), che tu saresti stato proprio così. Con una classe politica competente, sobria e rigorosa. Attenta più ai bisogni dei tuoi elettori, che ai propri tornaconti personali.

*** * ***
Uno dei tuoi genitori, dopo le votazioni sarde, che hanno conclamato (se ce ne fosse stato bisogno) il tuo pessimo stato di salute, ha sintetizzato con queste parole i mali congeniti che ti stanno, a poco a poco, togliendo la vita: "una sinistra salottiera, giustizialista, pessimistica e conservatrice".
Morbi che, purtroppo, hanno logorato il tuo fragile corpicino fin dal tuo concepimento.
Sai, appena abbiamo saputo del tuo arrivo, noi della cosiddetta base, abbiamo iniziato a farti una Culla.
In mezzo alla gente, perché con te e di te si parlasse nei circoli, in piazza, nei bar...
Per farti acquisire una dimensione - direbbe, oggi, qualcuno in politichese - "territoriale".
Sapessi che delusione quando ho saputo che per te era stato pensato un “loft. “ Questo il nome che si è voluto dare alla tua stanza.
Loft. Ma che diavolo è un loft? Se lo chiedi, a mio fratello, venticinquenne titolare della sua attività artigianale, (posa parquet) mica te la sa dare una risposta.
E' un nome, così elitario. Così snob. Solo una classe dirigente come la tua poteva pensare di farti vivere in un posto così inaccessibile al tuo elettorato, distante mille miglia da quelli che pure in te ci avevano tanto – e sapessi quanto - creduto. Quando penso alla tua classe dirigente, mi vengono in mente (credo per antitesi) le parole di uno storico inglese. Christopher Duggan.
Scrive Duggan:"Gli attivisti socialisti organizzavano dibattiti pubblici , riunioni, convegni e conferenze in tutti i luoghi possibili: circoli, sale , caffè e camere del lavoro.... Diversamente dai loro omologhi liberali questi uomini si trovavano a loro agio nel mescolarsi con i poveri.
Ettore Cincotti, un illustre professore di storia antica, suscitava le critiche dei colleghi più per l'abitudine di frequentare la sera osterie piene di fumo per parlare con gli operai , che non per le sue opinioni sovvGrassettoersive in quanto tali "( Da: La Forza del Destino - Storia d' Italia dal 1796 a oggi ".)
Queste parole, che riecheggiano in continuazione nella mia testa, mi fanno sorgere mille domande. Chissà come saresti potuto diventare se i tuoi parlamentari, se i tuoi dirigenti invece di ritrovarsi amabilmente a prendere aperitivi tra di loro, fossero stati capaci di passare del tempo in mezzo a tutti quegli artigiani, operai, impiegati, lavoratori a partita iva (sono finiti i bei tempi dei professionisti ricchi ed evasori) che oggi sono senza lavoro?
Forse Soru non avrebbe perso, o avrebbe perso meglio, se i tuoi vertici avessero compreso lo stato d'animo del paese. Un paese in cui i poveri sono sempre più poveri, ed i ricchi sempre più ricchi.
Secondo l'Ocse " In Italia il 20 per cento della popolazione più povera percepisce meno del 7 per cento del reddito totale; il 20 per cento più ricco riceve più del 41 per cento. Se si guarda al patrimonio, le disuguaglianze sono anche più grandi: il 10 per cento formato dalle famiglie più ricche detiene la metà della ricchezza reale e finanziaria, mentre la metà formata da quelle più povere possiede appena il 10 per cento della ricchezza totale. Soltanto gli Usa, il Brasile e pochissimi altri paesi mostrano disuguaglianze altrettanto piramidali (qui l’articolo)”.
E qui in Brianza, la situazione non è più rosea. Nell’operosa Brianza, dove il ricorso alla cassa integrazione sta diventando un’emorragia inarrestabile.
Forse, se tu l'avessi degnata di un po' più attenzione, anche questa terra con altri così generosa - con il suo ricco sottobosco di associazionismo e volontariato - sarebbe stata con te meno avara ed arida. Comunque, è inutile piangere sul latte versato. E io voglio guardare con speranza al futuro.
*** * ***
Ieri, sono stata ad una riunione. Dopo le dimissioni di Uolter, la base (così ci chiamano) è in subbuglio.
Sabato ci sarà una grande assemblea. A Roma. L'assemblea dei delegati eletti, o meglio nominati - quando tu sei stato concepito - con le primarie. Eletti calati dall’alto, grazie al sistema delle liste chiuse. Prescelti (questa volta non da Roma, ma dalle locali segreterie di partito.)
Il vizio di sempre (ed, infatti, io, come molti altri, non ci sarò).
Bisogna capire che fare, per salvare quel poco che resta di te. Di te e della tua classe dirigente. Per capirci, dei leader politici che ti hanno condotto fin qui. Sull’orlo di quello che sembra un precipizio senza fine.
Discontinuità con il passato, la parola d'ordine. O almeno così mi pare di capire. Non so. Temo che, con te, anche questa volta, ripeteremmo gli errori di sempre.
Mi capita spesso di cercare di ricordare perché ti abbiamo voluto.
Perché ti abbiamo così a lungo cercato.
Ce lo si diceva in continuazione, dobbiamo rimuovere il "vecchiume della politica italiana".
Purtroppo, anche in questo non siamo stati un granchè bravi, ed abbiamo confuso la “novità” con “nuovismo” (le parole le ho rubate a Sergio).
Noi volevamo nuove idee. Politici meno sofisticati, più vicini ai territori ed agli elettori. E loro - cioè i vertici, quelli che alla fine decidono - hanno pensato che fosse sufficiente, per rispondere ai nostri desideri, per dare un volto diverso alla vecchia politica, pescare un po’ di "gente giovane e sconosciuta".
Quasi che una bella faccia, con qualche ruga in meno potesse garantire una politica più fresca, capace di visioni e progetti nuovi.
Come se potesse ridursi il problema di un proposta politica poco credibile (Berlusconi ha vinto anche per questo) ad una mera questione anagrafica! Bastasse questo!
Conosco ventenni e trentenni più vecchi di chi ha il doppio dei loro anni.
La realtà è che si è pensato (sbagliando, lo dicono le sconfitte) che per dare agli elettori una nuova immagine del centrosinistra italiano, sarebbe stata sufficiente una semplice operazione di maquillage, dando una bella pennellata di nuovo alla vecchia nomenclatura.
Si è puntato sull'apparenza, a discapito delle capacità e della competenza.
Una mano di vernice, che scrostandosi, a poco a poco, ci ha restituito il peggio dei due tuoi progenitori.
Ma scusa, ma cosa pensi abbia pensato l'operaio edile bergamasco, che si alza alle cinque del mattino per andare in cantiere, sentendo che in Parlamento ci mandavamo dei trentenni che, in dote, ti avrebbero portato tutta la loro inesperienza? Ti pare che uno che si fa cotanto mazzo, possa accettare di pagare profumatamente aspiranti politici che invece di fornire al paese la soluzione ai problemi, vengono messi lì "per imparare"? Per quello esiste la scuola, le riunioni di circolo, la gavetta, le commissioni ed i consigli comunali …
Lo so, lo so, mio caro. Hai ragione, sono la solita idealista, puntigliosa e polemica.

*** * ***

Ieri, c'è stata l'assemblea. Si è deciso.

Franceschini è il tuo nuovo segretario....Vorrei dirti tante cose. Ma forse è meglio smettere di parlarci addosso ed iniziare a lavorare.

2 commenti:

EN ha detto...

Brava Emanuela,
purtroppo, dico purtroppo, hai ragione.

Cerchiamo però di rifarlo noi questo
partito mai nato?

Unknown ha detto...

Beh... Manu... un po' lungo, ma chiaro e veritiero al 100%; da anche motivo di una disaffezione alla politica di chi in Brianza (ma anche altrove) si fa un mazzo tanto lavorando giorno dopo giorno e vede che come per la finanza creativa, la politica creativa non serve a nulla (se non a chi ha già ciò di cui ha bisogno... e spesso anche di più!)!
Mi raccomando, non mollare, anche per tutti noi!