sabato 24 maggio 2008

Mali e cure

L’immigrazione clandestina diventerà un reato punibile dai sei mesi ai quattro anni di carcere.
Ecco il rimedio che il nuovo Governo ha previsto - nel disegno di legge che presto verrà sottoposto alle Camere - per rispondere a quel bisogno di sicurezza che tutti noi, che ci muoviamo nelle nostre città, avvertiamo. Questa la “cura” approntata dall’esecutivo per contrastare l’aumento della criminalità (percepita o reale che sia) che la stragrande maggioranza degli italiani ( tra il 70 e l’80%) imputa (lo rivelano i sondaggi) alla crescita dell’immigrazione.
Ma quali potrebbero esserne gli effetti?
L’introduzione di una norma che punisce con la privazione della libertà personale la condizione di “immigrato clandestino” oltre al rischio di una serie di problemi di illegittimità costituzionale (per violazione di alcuni principi cardine del diritto penale come il cd. principio di materialità o di tassatività della fattispecie penale o di personalità della pena sancito dall’art. 27 della Costituzione per le cui valutazioni occorrerà vederne la concreta formulazione ) determinerà, in primo luogo, la crisi irreversibile del sistema carcerario, già messo a dura prova.
Le carceri sono nuovamente sovraffollate: è questo, infatti, il grido di allarme che ormai da mesi lanciano il capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria, Ettore Ferrara, il provveditore regionale all’amministrazione penitenziaria, Luigi Pagano e la direttrice di San Vittore, Gloria Manzelli,
che denunciano una situazione di sovraffollamento critica simile al quella che ha preceduto l’indulto (che vorremmo non si ripetesse), con strutture penitenziarie sull'orlo del collasso per il peso di 49 mila 442 detenuti (6 mila e 200 in più rispetto a quelli previsti dal regolamento). E’ chiaro che tale situazione è destinata a peggiorare in modo irreversibile ove il reato di clandestinità venisse approvato dal Parlamento: le carceri dovrebbero, infatti, prepararsi ad accogliere altri 650.000 detenuti, reclutati tra badanti e lavoratori "in nero" (è questo, infatti, il numero stimato degli irregolari presenti nel nostro paese).
Inoltre, l’introduzione del reato rischia non solo di rendere impraticabile l'espulsione dello straniero, per lo meno fino al terzo grado di Giudizio ma anche di paralizzare (come efficacemente spiega la vignetta) la macchina della giustizia penale.
I giudici, oberati di lavoro (visto l'enorme numero di immigrati irregolari), non avrebbero più tempo di occuparsi dei mafiosi, degli assassini, degli stupratori…
Ma passiamo ai costi: il clandestino, in quanto nullatenente (se lavora in nero, non sarà facile dimostrarne il reddito), chiederà l’ammissione al gratuito patrocinio (detto in altri termini, i costi del suo avvocato dovranno essere sostenuti dallo Stato).
Ai costi del processo, andranno aggiunti quelli della reclusione.
Si stima che l’operazione graverebbe sulle casse dello Stato dai 45 ai 50 miliardi di euro, che ci piacerebbe sapere dove il nuovo governo pensa di andare a reperire. Senza contare i costi sociali... Il problema della sicurezza e della lotta alla criminalità è serio, reale e deve essere al centro dell'agenda politica. Del pari va affrontato il tema dell'immigrazione non regolare, che non deve, tuttavia, essere fatto coincidere con la causa dell'aumento della criminalità.
I mali sono chiari, ... ma siamo sicuri, che la cura prevista dal Governo non sia, in qualche modo, peggiore della malattia?
p.s. Il vero problema è quello di consentire l’identificazione degli immigrati clandestini per disporne il rimpatrio.. ma di questo ne parleremo un’altra volta.

3 commenti:

claudio ha detto...

avvocato....guarda la'altra faccia della medaglia....mai pensato di diventare magistrato? per far fronte a tutti i nuovi processi ne dovranno creare un ics (x) nuovi. Ricordo però una delle prime scene del "film 1999 fuga da NY" in cui i giudici dispensavano sentenze, anche motlo pesanti, in improvvisati tribunali di strada....si arriverà a questo???

emanuela ha detto...

.bhè in effetti fare il magistrato è da sempre il mio sogno nel cassetto... che sia la volta buona?

emanuela ha detto...

.bhè in effetti fare il magistrato è da sempre il mio sogno nel cassetto... che sia la volta buona?