Processo breve. Riforma della giustizia. Angelino Alfano.
Le Toghe rosse. Brunetta.
L'informatizzazione del nulla e la sua presunta efficienza.
Da qualche tempo non si parla d'altro che di giustizia, di ordine giudiziario, di magistrati comunisti - brutti e cattivi, che mangiano pure i bambini - e delle riforme necessarie per ovviare la pachidermica lentezza del sistema processuale italiano.
Il difficile, però, è mettersi d'accordo sul significato esatto di questi termini.
Eh, sì perchè, la nozione, latamente intesa di " giustizia", può essere declinata, in base alle soggettive priorità di chi ne parla, in una miriade di accezioni .
Non tutte, ahinoi, tra di loro compatibili.
C'è, ad esempio, la Giustizia dei ricchi, dei cittadini di serie "A" e poi, forse dopo, ma molto dopo, quella dei poveri.
C’è la Giustizia, con la “G” maiuscola del Guardasigilli Angelino, da sempre preoccupato, come un cagnolino fedele, di piegare la dea Dike ai capricci ed ai guai giudiziari del suo padrone, il Presidente Berlusconi.
E poi c’è la giustizia, evidentemente figlia di un Dio minore, dei “poveri cristi”.
Di quelli che devono aspettare mesi prima di poter ottenere dai Tribunali quel semplice timbrino, indispensabile per recuperare le somme tanto necessarie per arrivare alla fine del mese.
Di quelli in balia della burocrazia.
Di quelli, come me, che dopo mesi di infinite ed esasperanti code, scoprono, grazie all'informazione di una collega (vittima innocente, per sua sfortuna, della stessa - inutile - trafila), di aver, per colpa delle false informazioni rese da un cancelliere lavativo e burlone, sbagliato fila
A proposito di lentezza e di tempi laconici .... il record potrebbero batterlo i Giudici di pace di Monza: pare, infatti, che ci voglia un mese per emettere un decreto ingiuntivo e 10 giorni (non più i tre di un tempo) per delle semplici copie autentiche.
Bazzico – per mia sfortuna - piuttosto spesso i Palazzi di Giustizia, e devo ammettere che la situazione è sempre più drammatica.
Lo spettacolo nei Tribunali di Monza e Desio è desolante: segretarie e avvocati costretti a passare intere mattinate nei corridoi con in mano il numerino che permetta loro di accedere agli uffici dove si depositano gli atti e si chiedono informazioni.
Ad esempio, raggiungere l’archivio del Tribunale di Monza, aperto due soli giorni la settimana dalle 9.30 e alle ore 12.00, è divenuta, ormai, un'impresa titanica.
Ben che ti vada devi fare almeno due code ( e siamo già migliorati, qualche settimana erano addirittura tre): una all'ingresso del Palazzo di Giustizia, dove alle otto e mezza del mattino ti aspetta il portinaio, per darti il tuo bel numerino.
E l'altra, quando aprono gli uffici - e cioè alle nove - davanti alla cancelleria civile.
Ma se non conosci "il sistema" e quando arrivi i sessanta numerini disponibili sono già stati distribuiti, niente premio di consolazione, ma solo un "ritenta e sarai più fortunato"..
Né più rosea è la situazione a Milano.
Un paio di giovedì fa ho perso trenta minuti in coda davanti agli ufficiali giudiziari.
Altrettanti davanti allo sportello "punto informativo"... prima di scoprire che un cancelliere un po' burlone, mi stava obbligando a mesi di continue verifiche in attesa di un numero di repertorio che non sarebbe mai arrivato ...
Certo, alla fine ci si adegua, e si finisce pure per dedicarsi a delle interessanti public relation.., se non fosse che anche i poveri avvocati, non certo risparmiati dalla crisi economica, devono arrivare anche loro alla fine del mese.
E poi, le ore necessarie per parlare con un cancelliere secondo voi, a chi andranno messe in conto? Elementare Watson:al cliente. Nella parcella.
Lentezza della burocrazia e della giustizia significano aumento esponenziale dei costi per il patrocinato. Con buona pace del processo breve e della tutela dei diritti.
I legali più furbi - o i più esasperati (dipende dai punti di vista)- a far le code ci mandano direttamente i clienti: poveri tapini che non sanno come muoversi.
E mentre le cancellerie si fanno prestare dagli avvocati la carta per le fotocopie il Ministero ha speso finora la bellezza di ben 1,2 miliardi di Euro per l'informatizzazione degli uffici (la denuncia arriva direttamente dall'assemblea degli avvocati che si è tenuta qualche tempo fa )
Con gli esiti fallimentari sotto gli occhi di tutti.
Ciliegina sulla torta, giovedì 19 novembre il Tribunale di Monza, Via Vittorio Emanuele ( ex Pretura ) è rimasto chiuso a causa della rottura delle tubature dell’acqua dell’Edificio.
Non c'è che dire..... quella Italiana è, decisamente, una giustizia del Tubo!
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