venerdì 14 aprile 2017

Non solo un problema di foglie......



Quello della manutenzione del verde non è solo un problema di potatura delle piante.

Questo è quanto emerso grazie agli interventi di grandissimo respiro del dott. Carminati e del dott. Cirulli, autorevoli ospiti del Consiglio Comunale aperto dello scorso sabato, che ne hanno “ben” perimetrato l’oggetto.  

Il tema del “verde” ha profili di forte connessione con il tema dei rifiuti e, soprattutto, con il tema della pianificazione urbanistica e della tutela del suolo.
Superficie drenante. Invarianza idrica. Corridoi ecologici per il recupero della biodiversità, non  solo nei parchi ma nelle città.
Necessità di una corretta previsione dello standard, nella pianificazione attuativa. Il “sistema” del verde come elemento dal quale partire nella costruzione della città pubblica.
Ed ancora. 
La vegetazione (alberi, arbusti, prati) delle città come strumenti per tutelare la qualità dell’aria, utile alleato per combattere l’inquinamento; per difendere la nostra salute dal particolato fine (PM10 e PM2.5), dagli ossidi di azoto e di ozono. 

Questi alcuni degli spunti emersi nel corso del Consiglio Comunale che si è così trasformato (esattamente come era nelle intenzioni) in un primo laboratorio interdisciplinare.

Nato grazie alla denuncia di chi di potature si occupa (ovvero di Andrea Pellegatta) si è trasformato in un’opportunità per far sedere allo stesso tavolo amministratori, funzionari e cittadini.

La polemica si è trasformata in un’importante occasione di discussione e riflessione.

Per fare cultura e informazione.

Nell'amministrare una città occorre una visione globale che porti amministratori, uffici, parti sociali a ragionare non per compartimenti stagni, ma pensando ai vari ambiti di “pianificazione e gestione” come a dei vasi comunicanti: con sempre ben chiara "in testa" la necessità di favorire la “transizione” verso modelli economici ambientalmente più sostenibili.

Per tutelare il territorio, il patrimonio arboreo, per il bene comune.

Perché dal bene comune dipende la qualità della nostra vita; bene minacciato dagli appetiti/interessi particolaristici dei singoli (Cittadini con la sindrome del nimbi che si “muovono” solo se e quando viene “toccato” il loro particolare interesse).

Una necessità, quella di adottare modelli ambientalmente più sostenibili, che sta lentamente entrando anche nei palazzi romani, e che (ha spinto) sta spingendo progressivamente il legislatore ad inserire anche negli appalti  “regole che “premino gli aspetti ambientali”

Costringendo le pubbliche amministrazioni (che per definizione sono molto restie ad adeguarsi alle novità ed ai cambiamenti) a fare la loro parte.

Emblematica in tal senso di quella che rappresenta una vera e propria chiave di svolta per la diffusione di modelli di economia circolare: il Collegato ambientale del 20015

Nel dicembre 2015 con la Legge n. 221/2015 sulla Green economy, il Legislatore ha, infatti, obbligato le  stazioni appaltanti, ad applicare i CAM (criteri ambientali minimi), stabiliti da appositi decreti del Ministero dell’Ambiente

Detto in altri termini il Collegato ambientale – con una norma che poi è stata inserita nel codice dei contratti pubblici - impone alle pubbliche amministrazioni, di inserire  nei documenti di gara delle specifiche tecniche e delle clausole contrattuali che premino gli “aspetti ambientali”


Una vera e propria rivoluzione copernicana, che supera il mero criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Complimenti all'amministrazione comunale e agli assessori per l'ottima gestione del verde di Giussano.