Quello della manutenzione del verde non è
solo un problema di potatura delle piante.
Questo è quanto
emerso grazie agli interventi di grandissimo respiro del dott. Carminati e del
dott. Cirulli, autorevoli ospiti del Consiglio Comunale aperto dello scorso
sabato, che ne hanno “ben” perimetrato l’oggetto.
Il tema
del “verde” ha profili di forte connessione con il tema dei rifiuti e, soprattutto,
con il tema della pianificazione urbanistica
e della tutela del suolo.
Superficie
drenante. Invarianza idrica. Corridoi ecologici per il recupero della
biodiversità, non solo nei parchi ma nelle città.

Ed ancora.
La vegetazione (alberi, arbusti, prati) delle città come strumenti per tutelare la qualità
dell’aria, utile alleato per combattere l’inquinamento; per difendere la nostra salute dal particolato
fine (PM10 e PM2.5), dagli ossidi di azoto e di ozono.
Questi alcuni degli spunti emersi nel corso del Consiglio Comunale che si è così trasformato (esattamente come era nelle intenzioni) in un primo
laboratorio interdisciplinare.
Nato grazie
alla denuncia di chi di potature si occupa (ovvero di Andrea Pellegatta)
si è trasformato in un’opportunità per far sedere allo stesso tavolo
amministratori, funzionari e cittadini.
La
polemica si è trasformata in un’importante occasione di discussione e
riflessione.
Per fare
cultura e informazione.
Nell'amministrare
una città occorre una visione globale
che porti amministratori, uffici, parti
sociali a ragionare non per compartimenti stagni, ma pensando ai vari
ambiti di “pianificazione e gestione” come a dei vasi comunicanti: con sempre ben chiara "in testa" la necessità di favorire
la “transizione” verso modelli
economici ambientalmente più sostenibili.
Per tutelare il territorio,
il patrimonio arboreo, per il bene
comune.
Perché dal bene comune dipende la qualità della nostra vita; bene
minacciato dagli appetiti/interessi particolaristici dei singoli (Cittadini
con la sindrome del nimbi che si “muovono” solo se e quando viene “toccato” il
loro particolare interesse).
Una necessità, quella di adottare modelli ambientalmente più sostenibili, che sta lentamente entrando
anche nei palazzi romani, e che (ha spinto) sta spingendo progressivamente
il legislatore ad inserire anche negli appalti
“regole che “premino gli aspetti ambientali”
Costringendo le pubbliche amministrazioni (che per
definizione sono molto restie ad adeguarsi alle novità ed ai cambiamenti) a fare la loro parte.
Emblematica
in tal senso di quella che rappresenta una vera e propria chiave di svolta per
la diffusione di modelli di economia circolare: il Collegato
ambientale del 20015
Nel dicembre 2015 con la Legge n. 221/2015
sulla Green economy, il Legislatore
ha, infatti, obbligato le stazioni appaltanti, ad
applicare i CAM (criteri
ambientali minimi), stabiliti
da appositi decreti del Ministero dell’Ambiente
Detto
in altri termini il Collegato ambientale
– con una norma che poi è stata inserita nel codice dei contratti pubblici - impone alle pubbliche amministrazioni, di inserire nei documenti di gara delle specifiche tecniche e delle clausole contrattuali che premino
gli “aspetti ambientali”
Una vera e propria rivoluzione copernicana,
che supera il mero criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.
1 commento:
Complimenti all'amministrazione comunale e agli assessori per l'ottima gestione del verde di Giussano.
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