domenica 13 dicembre 2009

Meditiamo, gente...

" L’Italia non è la Turchia o la Romania, e nemmeno l’Afghanistan o il Puntland, ma manifesta segnali di uno Stato in via di fallimento e le misure che il governo Berlusconi mette in atto per combattere questo fallimento sono altrettanto preoccupanti quanto i segnali stessi.
La spazzatura di Napoli si stava ammucchiando e per risolvere il problema si è reso necessario trasformare la città in uno stato di polizia.
Il crimine, che secondo le statistiche è effettimente compiuto in modo sproporzionato da stranieri, affligge la società e viene combattuto mediante dubbiose misure anti-immigrazione. Ai bambini zingari vengono prese le impronte digitali.
I sussidi alle associazioni di volontariato che si preoccupano del destino degli immigrati clandestini, vengono aboliti.
La preoccupazione di Berlusconi per la libertà è falsa: da politico di destra insiste naturalmente sullo stereotipo di uno Stato eccessivamente regolatore e sulla burocrazia asfissiante, ma ha inserito anche la magistratura nella lista dei nemici della “libera Italia” e ha definito la Procura di Stato, un pericoloso cancro per il Paese. La pratica delle intercettazioni telefoniche, molto sviluppata in Italia, non è bella, ma è un male necessario in un paese di frodi, estorsioni e corruzione. Ora questo mezzo viene completamente abolito e invalidato per reati per i quali sono previsti meno di dieci anni di reclusione.
Secondo alcuni equivale quasi alla legalizzazione di frode ed estorsione. Le norme sull’immunità, introdotte in corsa contro il tempo prima che il Tribunale di Milano potesse arrivare ad una possibile condanna per le corruzioni del premier, non rispettano più nemmeno le apparenze: il primo ministro e altre tre alte cariche dello Stato non sono perseguibili fintanto che restano in carica. “Non posso contemporaneamente fare il Primo Ministro e poi passare tutto il giorno a comparire nei tribunali”, è stato il commento di Berlusconi.’
Un altro segnale del fallimento di uno stato sono naturalmente anche i giornalisti spaventati. Supponiamo che di questi temi si occupi un giornalista o un opinionista in un settimanale italiano, e che la catena delle informazioni a un certo punto faccia riferimento ad una intercettazione telefonica.
In questo caso, il settimanale rischia una multa di novantamila euro e il giornalista tre anni di carcere, anche se non era a conoscenza dell’intercettazione. “Ora possiamo finalmente tornare ad essere un Paese normale”, ha detto Berlusconi dopo i suoi primi tre mesi di governo." (qui l'intero articolo)

1 commento:

Anonimo ha detto...

l'italia è fottuta!