L’ospedale Borella diventa la “Cittadella della salute”. Il “nostro
progetto” prende piede.
La lenta agonia che stava
preannunciando il completo e definitivo smantellamento dell’Ospedale Borella, tanto
temuto nel 2014, sembra avere subito una battuta d’arresto.
L’intenzione dei vertici
ospedalieri - secondo le dichiarazioni
apparse sulla stampa lo scorso aprile - è di trasformare la struttura in “POT”,
un presidio ospedaliero territoriale.
Una “cittadella della
salute” con un poliambulatorio “di base” che copre 15 specializzazioni; una
farmacia territoriale ed il (potenziale) trasferimento nella struttura dei
medici di base.
Alcuni ambulatori (cardiologia,
neurologia, ginecologia, ortopedia, diabetologia ed oculistica) sono oggi già presenti.
E’ previsto il potenziamento
della chirurgia toracica e vascolare. Si ventila l’inserimento, a breve, di un otorino.
La
soluzione che sta prendendo piede è assolutamente in linea con il progetto
presentato dal nostro gruppo ed illustrato
nelle sue linee guida da Celestino
Mercuri e Chiara Pozzoli, durante il Consiglio Comunale aperto svoltosi nel
marzo 2015. (Si riporta sotto l’articolo
pubblicato dal giornale di Carate il 10 marzo 2015).
Un progetto che - come
riportato nel nostro articolo apparso sul Giussano di un anno fa - proponeva (e propone) di trasformare l’Ospedale
in un polo “sanitario/assistenziale.”
Un polo che - oltre alle
cure sanitarie “di base” - fornisca assistenza
ad anziani e disabili; agevoli il superamento delle situazioni di fragilità (dipendenze,
difficoltà legate a periodi di forti cambiamenti come adolescenza, gravidanza,
parto, disturbi alimentari, nuove povertà).
Un vero e proprio centro di "servizio alla persona": con
medici, pediatri, infermieri e tutte le altre figure professionali che lavorino
con e per la persona. Promuovendone il
benessere, fisico, psichico, spirituale e sociale.
Un progetto, che come
dichiarammo in tempi non sospetti era (ed è conforme) alle linee guida di Regione Lombardia che prevedono la presa in carico
globale dell’individuo; delle sue criticità
e fragilità; con servizi prossimi, accessibili e misurabili nelle performance.
Per una medicina: proattiva, predittiva, preventiva,
personalizzata, partecipata: perché è meglio – ed anche più economico - prendersi
cura (to care) che curare (to cure).
Ci piace, oggi, pensare di avere dato
il nostro piccolo contributo costruttivo per evitare la chiusura ed il degrado
di una struttura centrale del nostro territorio.
A riprova del fatto che la politica
(quella con la “P” maiuscola) non distingue tra maggioranza e opposizione. Ma ha bisogno
di alimentarsi e nutrirsi di idee, serie e concrete. Economicamente percorribili. E non di sterili polemiche finalizzate
unicamente a soddisfare sempre più famelici appetiti elettorali.
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