Ed elli a me: "Questo misero modo
tengon l'anime triste di coloro
che visser sanza 'nfamia e sanza lodo.
Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.
Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli".
E io: "Maestro, che è tanto greve
a lor che lamentar li fa sì forte?".
Rispuose: "Dicerolti molto breve.
Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che 'nvidïosi son d'ogne altra sorte.
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa". »
Caro Presidente Napolitano, credo di interpretare il sentimento di quei concittadini, che quando sbagliano..pagano, nel dire che - senza voler offendere il tuo onore o la tua reputazione - il Tuo comportamento ci pare, da un punto di vista istituzionale, quantomeno discutibile.
La T
ua posizione', con tutto rispetto parlando, mi pare un po' come quella di certi personaggi della nostra letteratura, da Don Abbondio agli Ignavi di Dante, che pur di non scontrarsi con il Don Rodrigo di turno, eran sempre pronti a lavarsene le mani.
E come può, non peggiorare, il già mal messo stato di salute della democrazia del Nostro paese se il suo Presidente si percepisce
"come un vaso di coccio tra vasi di ferro"?