venerdì 21 marzo 2008

Forse non tutti sanno che

Il Popolo delle Libertà ha candidato in Lombardia
per le elezioni politiche del prossimo 13 aprile Marcello dell’Utri.
Dell’Utri è il n. 7 dei parlamentari in lista per il Senato:
uno di quelli sicuri, uno di quelli che grazie al "porcellum", entrerà in Parlamento (comunque vada).
Certo, solo gli invidiosi potrebbero considerare tale posizione (im)meritata! Non ci sfugge, infatti, l’eccezionale ed invidiabile curriculum (penale) del Marcello nazionale, che in pochi sarebbero in grado di eguagliare: condanna definitiva, con sentenza passata in giudicato, per false fatture e frode fiscale a due anni e tre mesi di reclusione ( sentenza della Cassazione del 1999), condanna a nove anni di reclusione con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa (Tribunale di Palermo- 11 dicembre 2004), e soprattutto la nomination (sentenza) penale, ottenuta poco meno di un anno fa ( 15 maggio2007) presso la terza sezione della Corte d'appello di Milano, a due anni di reclusione per tentata estorsione ai danni di un imprenditore trapanese, Vincenzo Garraffa
Ora, al di là della sottile vena ironica che ci si permette di usare – quantomeno per sdrammatizzare - non può non apparire una clamorosa presa in giro dell’operoso popolo padano la scelta di candidare alle più rappresentative cariche dello Stato proprio in Lombardia, proprio nel cuore dell’Italia produttiva, il traino dell'economia nazionale, chi ha ottenuto una condanna di secondo grado per essersi macchiato di quei reati ignobili che hanno impedito e continuano a frenare lo sviluppo dell’imprenditoria nel mezzogiorno. Non possiamo, infatti, dimenticare che una delle forme di estorsione più diffuse e infamanti è il c.d. "pizzo", o raket, strumento intimidatorio tipicamente utilizzato dalle cosche mafiose per taglieggiare negozianti e imprenditori. Mi chiedo, che la candidatura di un personaggio come dell’Utri sia il segnale che si vuole dare di un nuovo modo di pensare al nostro mondo imprenditoriale?

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