Il "piano casa" licenziato dalla Giunta Formigoning lo scorso 3 giugno, altro non è che una bella marchetta pagata ai palazzinari, con la quale dovranno necessariamente fare i conti (e saranno conti salati) i Comuni ed i loro Assessori.
La proposta di legge dell'assessore Leghista Boni, che presto sarà sottoposta al vaglio del Consiglio Regionale, contiene, infatti, alcune norme che faranno leccare i baffi agli amanti della speculazione.
La previsione più gustosa e succulenta riguarda la riqualificazione delle aree degradate( generalmente in mano ai grandi immobiliaristi, e non certo ai comuni cittadini).
Secondo la normativa vigente, le aree industriali dismesse sono generalmente assoggettate a pianificazione urbanistica attuativa (Anche il Piano di Governo del Territorio del Comune di Giussano, approvato lo scorso marzo dalla precedente Giunta Riva, individua diversi ambiti industriali, dismessi ed in stato di abbandono, da riqualificare mediante Programmi Integrati di Intervento).
In particolare, con il piano attuativo - che, licenziato dal Consiglio Comunale, definisce i volumi dell'intervento, le destinazioni ammesse e le aree a standard che l'attuatore deve cedere al Comune - si verifica una sorta di "do ut des".
Il privato ottiene di poter valorizzare, con rilevanti benefici economici, la propria area (ad es. abbattendo la fabbrica dismessa e costruendo residenza o commercio ), ma in cambio deve concordare con il Comune il progetto e, soprattutto, è tenuto a reperire ed a cedere all'amministrazione comunale, le aree da destinare a tutti quei servizi indispensabili alla collettività (aree a verde, parcheggi, asili, quote di edilizia popolare per le esigenze della parte meno fortunata della popolazione ).
E' la storia di sempre degli standard, ovvero delle aree che il lottizzante deve cedere per le attrezzature pubbliche. Standard a difesa dei quali ho intrapreso la lunga battaglia che, come noto, ha portato alla mia uscita dal centrosinistra giussanese e, quindi, dal Consiglio Comunale.
Come ho tentato più volte di evidenziare, quella dello "standard dovuto" non è una mera questione di lana caprina, di "principio" o di "pura dissertazione giuridica".
Tutt'altro. Si tratta, infatti, di questione di sostanza.
Perché grazie a questo meccanismo di "cessione" di aree una parte della rendita edilizia, una parte, cioè, del vantaggio economico attribuito al privato, viene ridistribuita, sotto forma di servizi pubblici o di benefici, a tutti i cittadini, ed in particolare alle fasce più povere.
Ma, in futuro, grazie alla proposta di Legge elaborata dalla Regione Lombardia sul "piano casa" - che è forse più appropriato definire "piano speculazione " o meglio ancora "provvedimento a favore dei palazzinari che poi foraggiano la classe politica" - l'operatore potrà, invece, intervenire su un edificio produttivo dismesso; recuperare ed incrementare la volumetria, trasformandola in residenziale, senza -però - rispettare alcun obbligo di piano attuativo.
Senza quindi, dover cedere alcunché alla collettività.
I palazzinari di casa nostra saranno solo tenuti a versare l'obolo degli oneri di urbanizzazione, che i Comuni, vessati dai tagli del governo, utilizzano sempre più spesso per pagare le spese correnti.
Insomma, la legge dell'assessore regionale Boni premia gli speculatori e danneggia la collettività, che vedrà crescere interi quartieri privi di servizi (Ve lo ricordate cosa succedeva nel servizio di qualche settimana fa di Report?)
Formigoning al danno unisce la beffa. Il Divino Roberto pretenderebbe, infatti, di
intortarci con la storiella che il piano casa, mezzo di rilancio dell'economia, consentirebbe di costruire più edilizia popolare (a tutto vantaggio delle fasce deboli).
Si tratta - ancora una volta - dell'ennesima "balla". Già perché togliendo l'obbligo di predisporre un piano attuativo si elimina, in sostanza, anche la possibilità, prevista da diversi piani regolatori e PGT, di chiedere al privato di riservare una quota della volumetria all'edilizia popolare.
E la storia non finisce qui. Formigoni afferma che il piano casa avrà una ricaduta positiva sull'indotto occupazionale, valutabile in 30.000 addetti per i due anni di applicazione della legge.
Ma, qualcuno ha spiegato ai leghisti lombardi, chi saranno i 30.000 futuri occupati del settore?